È morto, nella sua casa di Bergamo, all'età di 85 anni l'ex ministro Mirko Tremaglia. Nato a Bergamo il 17 novembre del 1926, è stato ministro per gli Italiani all'Estero. Storico esponente della destra italiana, Tremaglia partecipò alla Repubblica sociale di Salò e fu imprigionato nel '45 nel campo di concentramento di Coltano in provincia di Pisa. Fece quindi della legalità, della lotta alla corruzione e del contrasto delle logge massoniche segrete come la P2 i suoi temi più cari. Deputato dal 1972, prima nel Msi, poi in An e nel Pdl.
La legge. Tremaglia ha legato indissolubilmente il suo nome alla legge sul voto per gli italiani all'estero, coronamento di una battaglia pluridecennale. Ottenne la modifica della Costituzione negli articoli 48 (istituzione della circoscrizione Estero), 56 e 57 (numero dei deputati e senatori eletti dai cittadini italiani all'estero). Raggiunse l'obiettivo nel 2006, proprio quando era ministro degli Italiani nel mondo.
Il suo fiore all'occhiello è l'operazione della memoria volta a ricordare il sacrificio dei tanti emigrati, che lo Stato, grazie a lui, commemora ogni 8 agosto, data della tragedia belga di Marcinelle, con la «Giornata del lavoro italiano nel mondo».
La politica. Fu spesso in polemica con Silvio Berlusconi, soprattutto sui temi della giustizia e del rapporto con i magistrati. Difese i diritti degli immigrati in Italia, al punto che si pronunciò contro il reato di clandestinità. Tremaglia non ha mancato di prendere le distanze da alcune condanne inappellabili di Gianfranco Fini, come quella del fascismo come «male assoluto» espressa nella storica visita in Israele. Tuttavia, Tremaglia è sempre rimasto al fianco dell'ex delfino di Giorgio Almirante nel suo percorso in An, volto a creare una destra nuova, europea, non nostalgica. Non ebbe dubbi a seguire Fini nella fondazione di Futuro e libertà per l'Italia dopo la clamorosa rottura del 2010 tra il Cavaliere e il presidente della Camera. Una testimonianza dell'affetto del popolo della destra finiana fu la standing ovation a Mirabello, proprio a settembre di quell'anno, mentre già lo scorso settembre il "vecchio leone" dovette disertare l'appuntamento per motivi di salute.
La vita privata. A segnare tragicamente la sua vita fu la perdita nel 2000 del figlio Marzio, assessore lombardo alla Cultura e alla sua memoria dedicò lo storico traguardo della legge sul voto agli emigrati.
Il cordoglio. Hanno espresso il proprio cordoglio per la morte di Tremaglia i presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani. A loro si sono uniti Pdl, Fli, La Destra, Idv.
Napolitano. In un messaggio il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha espresso la propria partecipazione «con animo commosso al dolore della consorte e dei famigliari per la scomparsa di Mirko Tremaglia, col quale ho condiviso lunghi anni di impegno nel Parlamento italiano e anche nell'Assemblea parlamentare della Nato». Napolitano ha sottolineato come le «diverse esperienze e posizioni ideali non ci impedirono mai di sviluppare rapporti di sincera stima reciproca sul piano umano e nello svolgimento delle nostre funzioni con senso di responsabilità nazionale».
http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=175014&sez=HOME_INITALIA
venerdì 30 dicembre 2011
venerdì 23 dicembre 2011
RITORNO A LITTORIA
Dicono di non essere animati da particolari nostalgie, e che Littoria, in fondo, sia un nome come un altro. Sarà, ma nella città emblema del fascismo, proporre di tornare al nome originario è sempre un fatto che crea divisioni, imbarazzo e qualche polemica. Stavolta la proposta non arriva da esponenti politici che per storia o formazione strizzano l'occhio al Duce, ma da un gruppo di signori capeggiato dall'ex ufficiale dell'aeronautica Euro Rossi, raccolti in un comitato che non ha bisogno di presentazioni: «Mi chiamo Littoria».
LETTERA A NAPOLITANO - E' questo il nome scelto dal movimento civico che si definisce "apolitico, apartico, aconfessionale", che tramite il suo responsabile ha già scritto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per informarlo dell'iniziativa: raccogliere le firme per un referendum comunale con cui chiedere ai cittadini di esprimersi in merito al possibile ritorno all'antico nome.
TENTATIVI VANI - Nella città che più si presta ad esperimenti questo tipo, dopo il flop del 'fasciocomunismo', il fallimento della proposta di aggiungere un semplice 'già Littoria' alla segnaletica d'ingresso, la finta intitolazione di una piazza a Giorgio Almirante, la città si regala un nuovo capitolo nella sua giovane storia: una sorta di provocazione che a detta degli ispiratori risponde al "desiderio di verità e giustizia storica." Come ha detto Rossi, esperto di storia militare "Latina vuole dare un segnale forte ed audace che di mostri di non temere il proprio passato."
LA STORIA - Con la caduta del regime fascista, il luogotenente generale del Regno decretò il cambio del nome il 9 aprile 1945. "Allora decisero in pochi - spiega ancora Euro Rossi - oggi vogliamo che sia la maggioranza a scegliere, che i cittadini possano esprimersi rispetto a quella imposizione che ancora oggi rappresenta una ferita aperta". Non è chiaro se il referendum possa essere ammesso anche qualora venisse raccolto un numero congruo di firme, certo è che per la prima volta alcuni cittadini propongono una consultazione comunale, ottenendo il primato della scelta verso il meno impellente dei problemi del capoluogo.
http://www.noreporter.org/index.php?option=com_content&view=article&id=16681:mi-chiamo-littoria&catid=6:conflitti&Itemid=16
LETTERA A NAPOLITANO - E' questo il nome scelto dal movimento civico che si definisce "apolitico, apartico, aconfessionale", che tramite il suo responsabile ha già scritto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per informarlo dell'iniziativa: raccogliere le firme per un referendum comunale con cui chiedere ai cittadini di esprimersi in merito al possibile ritorno all'antico nome.
TENTATIVI VANI - Nella città che più si presta ad esperimenti questo tipo, dopo il flop del 'fasciocomunismo', il fallimento della proposta di aggiungere un semplice 'già Littoria' alla segnaletica d'ingresso, la finta intitolazione di una piazza a Giorgio Almirante, la città si regala un nuovo capitolo nella sua giovane storia: una sorta di provocazione che a detta degli ispiratori risponde al "desiderio di verità e giustizia storica." Come ha detto Rossi, esperto di storia militare "Latina vuole dare un segnale forte ed audace che di mostri di non temere il proprio passato."
LA STORIA - Con la caduta del regime fascista, il luogotenente generale del Regno decretò il cambio del nome il 9 aprile 1945. "Allora decisero in pochi - spiega ancora Euro Rossi - oggi vogliamo che sia la maggioranza a scegliere, che i cittadini possano esprimersi rispetto a quella imposizione che ancora oggi rappresenta una ferita aperta". Non è chiaro se il referendum possa essere ammesso anche qualora venisse raccolto un numero congruo di firme, certo è che per la prima volta alcuni cittadini propongono una consultazione comunale, ottenendo il primato della scelta verso il meno impellente dei problemi del capoluogo.
http://www.noreporter.org/index.php?option=com_content&view=article&id=16681:mi-chiamo-littoria&catid=6:conflitti&Itemid=16
mercoledì 21 dicembre 2011
martedì 20 dicembre 2011
ALLARME SICUREZZA PER L'ARENA
È allarme per la sicurezza e la tenuta delle strutture dell'Arena. Al punto che il Comune, proprietario dell'anfiteatro romano, annuncia un programma non più rinviabile per rinnovare l'impianto elettrico, entro la prossima estate e quindi prima della stagione lirica, e per completare la sigillatura dei gradoni e la pulitura dell'ala. Quanto serve? Si parte da tre milioni.
L'assessore comunale all'edilizia pubblica Vittorio Di Dio fa i conti e traccia la strada. «Per rifare la centralina elettrica ci vorranno circa tre milioni», spiega, «che serviranno anche per pagare altri lavori agli impianti elettrici. A chi affideremo il lavoro? Per la nuova centralina ne parleremo con l'Agsm, mentre per il resto degli impianti eventualmente se ne parlerà con la Fondazione Arena, che utilizza l'anfiteatro. Ormai il vecchio impianto è inadeguato e quindi per la sicurezza della stagione lirica bisogna provvedere».
Se è necessario mettere mano al portafoglio, per la parte impiantistica, non di meno si dovranno stanziare altri soldi per continuare nelle manutenzioni per conservare il bimillenario monumento.
«Il primo dei quattro lotti di lavori di sigillatura dei gradoni, rovinati dalle infiltrazioni d'acqua, è completato ed è costato 750mila euro», spiega Di Dio, insieme al conservatore dell'Arena Sergio Menon, «e gli altri tre serviranno due milioni 100mila euro. Altri 200mila euro sono stati già impiegati per pulire i volti dei 12 ingressi».
Ma non è finita. «Stiamo procedendo con la pulizia degli interrati, cioè quattro gallerie, che terminerà nel marzo prossimo, e in questo caso abbiamo impiegato altri 300mila euro», prosegue l'assessore all'edilizia pubblica, «e poi dobbiamo completare il consolidamento e la pulizia dell'ala dell'Arena, cominciata tre anni fa, entro giugno. E con la sigillatura e l'imperniatura delle pietre saranno alla fine altri 900mila euro». È un continuo salasso, restaurare e conservare l'Arena, che richiederebbe almeno un milione l'anno da spendere. Finora il Comune è riuscito a barcamenarsi, ma certo non si prospettano chiari di luna. «Ecco perché avevo proposto ai commercianti di far destinare ai clienti di bar e ristoranti 0,50 euro sulle consumazioni o di proporre a mecenati di adottare un monumento o un pezzo di monumento», conclude Di Dio, «perché le risorse necessarie alla conservazioni sono sempre numerose».
La giunta comunale intanto dovrà approvare un piano di opere pubbliche di assoluta emergenza — per coprire buche nelle strade e nei marciapiedi, per sistemare danni improvvisi a impianti negli edifici pubblici, come scuole e uffici — attingendo a circa un milione e mezzo di euro ricavato dagli oneri di urbanizzazione e spendibili solo per interventi straordinari per opere pubbliche. Ieri gli assessori Padovani (circoscrizioni), Corsi (viabilità e infrastrutture), Di Dio, Benetti (edilizia scolastica), Sboarina (edilizia sportiva) e il dirigente del settore strade per l'assessore Pisa si sono incontrati con i dirigenti dei settori per dare le priorità. Che ammontavano a una decina di milioni. Da spendere però c'è solo un milione e mezzo.
http://www.larena.it/stories/Cronaca/317258__arena__allarme_sicurezza_servono_altri_tre_milioni/
L'assessore comunale all'edilizia pubblica Vittorio Di Dio fa i conti e traccia la strada. «Per rifare la centralina elettrica ci vorranno circa tre milioni», spiega, «che serviranno anche per pagare altri lavori agli impianti elettrici. A chi affideremo il lavoro? Per la nuova centralina ne parleremo con l'Agsm, mentre per il resto degli impianti eventualmente se ne parlerà con la Fondazione Arena, che utilizza l'anfiteatro. Ormai il vecchio impianto è inadeguato e quindi per la sicurezza della stagione lirica bisogna provvedere».
Se è necessario mettere mano al portafoglio, per la parte impiantistica, non di meno si dovranno stanziare altri soldi per continuare nelle manutenzioni per conservare il bimillenario monumento.
«Il primo dei quattro lotti di lavori di sigillatura dei gradoni, rovinati dalle infiltrazioni d'acqua, è completato ed è costato 750mila euro», spiega Di Dio, insieme al conservatore dell'Arena Sergio Menon, «e gli altri tre serviranno due milioni 100mila euro. Altri 200mila euro sono stati già impiegati per pulire i volti dei 12 ingressi».
Ma non è finita. «Stiamo procedendo con la pulizia degli interrati, cioè quattro gallerie, che terminerà nel marzo prossimo, e in questo caso abbiamo impiegato altri 300mila euro», prosegue l'assessore all'edilizia pubblica, «e poi dobbiamo completare il consolidamento e la pulizia dell'ala dell'Arena, cominciata tre anni fa, entro giugno. E con la sigillatura e l'imperniatura delle pietre saranno alla fine altri 900mila euro». È un continuo salasso, restaurare e conservare l'Arena, che richiederebbe almeno un milione l'anno da spendere. Finora il Comune è riuscito a barcamenarsi, ma certo non si prospettano chiari di luna. «Ecco perché avevo proposto ai commercianti di far destinare ai clienti di bar e ristoranti 0,50 euro sulle consumazioni o di proporre a mecenati di adottare un monumento o un pezzo di monumento», conclude Di Dio, «perché le risorse necessarie alla conservazioni sono sempre numerose».
La giunta comunale intanto dovrà approvare un piano di opere pubbliche di assoluta emergenza — per coprire buche nelle strade e nei marciapiedi, per sistemare danni improvvisi a impianti negli edifici pubblici, come scuole e uffici — attingendo a circa un milione e mezzo di euro ricavato dagli oneri di urbanizzazione e spendibili solo per interventi straordinari per opere pubbliche. Ieri gli assessori Padovani (circoscrizioni), Corsi (viabilità e infrastrutture), Di Dio, Benetti (edilizia scolastica), Sboarina (edilizia sportiva) e il dirigente del settore strade per l'assessore Pisa si sono incontrati con i dirigenti dei settori per dare le priorità. Che ammontavano a una decina di milioni. Da spendere però c'è solo un milione e mezzo.
http://www.larena.it/stories/Cronaca/317258__arena__allarme_sicurezza_servono_altri_tre_milioni/
lunedì 19 dicembre 2011
L'UNGHERIA RESISTE ALLE PRESSIONI MONDIALISTE
La Commissione europea e il Fondo monetario internazionale hanno deciso d’interrompere la missione in Ungheria che doveva discutere un nuovo aiuto finanziario al Paese, a causa della “preoccupazione” per l’indipendenza della Banca centrale, minacciata da alcune riforme presentate dal governo di centro-destra del premier Viktor Orban. Bruxelles, secondo quanto ha riferito il portavoce del commissario europeo agli Affari economici Olli Rehn, Amadeu Altafaj, ha deciso “in coordinamento stretto con il Fmi, d’interrompere la missione preparatoria”.
È una dura risposta questa alle decisioni prese dal primo ministro magiaro che ha espresso l’intenzione di abrogare di fatto la Magyar Nemzeti Bank, ovvero la Banca centrale per eliminare l’autonomia che gli permette di fare il bello e cattivo tempo, fondendola con l’authority governativa di controllo dei mercati finanziari. In questo modo la Banca centrale magiara finirà sotto il controllo dello Stato e non più dei privati. Dall’altro i progetti di legge della Fidesz, partito di governo con la maggioranza di due terzi dello Orszaghàz, il Parlamento nazionale, per introdurre la nomina politica sistematica dei magistrati. Dopo la riforma della Costituzione in senso nazionalista, dopo la legge-bavaglio contro i media, e dopo la normalizzazione di teatri e mondo della cultura, è un nuovo strappo di Orban. “Alcuni aspetti di tali riforme sollevano gravi interrogativi dal punto di vista del Diritto nell’Unione europea”, ha dichiarato il commissario europea ai Diritti fondamentali, Viviane Reding, in un comunicato ufficiale.
La Commissione europea, ha aggiunto il suo portavoce per le questioni economiche Amadeu Altafaj, è preoccupata dei progetti sul futuro della Banca centrale. Nelle stesse ore, venivano allarmi da Washington, dal Fondo monetario internazionale (Fmi) e dalla Banca centrale europea (Bce). Il Fmi ha sottolineato che “le proposte legislative che porterebbero a una grave erosione dell’indipendenza della Banca centrale ungherese sono per noi motivo di profonda inquietudine”. La Bce da parte sua ha condannato le scelte del governo Orban, sottolineando che l’obiettivo comune europeo della vigilanza sulla stabilità dei prezzi è servito al meglio da una banca centrale indipendente, non da un istituto asservito al potere politico. D’altronde gli eurocrati preferiscono la più ampia autonomia degli istituti di credito affinché questi ultimi possano speculare meglio sui popoli del Vecchio Continente.
Andrea Perrone
venerdì 16 dicembre 2011
IN ISTRIA SE LA PRENDONO ANCHE CON I MORTI
Lapidi e tombe italiane sono presenti in ben 203 cimiteri della parte oggi croata dell’Istria e rappresentano un’importante pagina di storia del territorio e per le famiglie degli esuli anche un luogo di ricomposizione con la terra natia. Per gli Italiani dell’Istria, del Quarnero e della Dalmazia sono la testimonianza delle loro profonde radici nella terra e della loro autoctonìa, concetti questi che disturbano qualcuno nelle sfere della politica e delle amministrazioni a più livelli.
Le tombe italiane sono dunque considerate un patrimonio prezioso da tutelare a denti stretti. Per non permettere come invece avviene nei cimiteri di Fiume che non venendo rinnovati i contratto di proprietà poiché le famiglie si sono estinte, si proceda all’espropriazione, peraltro legale, con le pale e i picconi che così cancellano anche la memoria storica della città, mentre i lotti vengono rivenduti magari a famiglie ultime arrivate. Il fenomeno è difficilmente quantificabile, ma ben visibile soprattutto al cimitero di Cosala. L’allarme è stato lanciato da Rosi Gasparini, rappresentante della C.I. di Fiume, intervenuta all’incontro promosso in seguito alla mozione presentata e approvata dall’Assemblea dell’Unione Italiana, da Gianclaudio Pellizzer, presidente della C.I. di Rovigno. Un primo incontro si era tenuto alla C.I. di Buie. Relatore è stato il professor Antonio Pauletich, classe 1930, collaboratore del Centro di ricerche storiche di Rovigno, che dal 1996 è anche collaboratore scientifico dell’Irci di Trieste. Inoltre è incaricato dell’attuazione del progetto “Tutela e manutenzione del patrimonio monumentale delle sepolture italiane nei cimiteri dell’ Istria”.
Nel suo intervento ha riassunto quanto fatto finora: sono state evidenziate e catalogate sepolture italiane, come detto, in ben 203 cimiteri istriani di giurisdizione croata comprese le isole di Cherso e Lussino e in alcuni di giurisdizione slovena. In diverse località ha spiegato Pauletich, abbiamo incontrato la piena collaborazione delle amministrazioni municipali come a Rovigno, Buie e Orsera. Qui grazie anche alla piena disponibilità delle direzioni dei cimiteri ha aggiunto Pauletich, le steli delle antiche tombe italiane sono state restaurate e conservate in appositi lapidari. Parlando di Rovigno ha precisato che nel lapidario sono conservate oltre 150 antiche lapidi. Segnali positivi arrivano anche da Pisino dove in collaborazione con la locale C.I. e la città è stato realizzato uno studio dettagliato di tutela delle tombe italiane. Pauletich ha quindi citato casi in cui il progetto dell’Irci ha addirittura suscitato scontento e polemiche varie, come a Fontane e a Lisignano. Va detto che nelle due località non c’è una Comunità degli Italiani che in qualche modo faccia sentire la propria voce. Due anni fa a impedire uno scempio al cimitero di Pola era stata proprio la Comunità degli Italiani, con una pronta e dura reazione allo scriteriato proposito delle Pompe funebri di vendere all’asta 150 tombe di vecchia data, perlopiù italiane, considerate solo dei pezzi di pietra mal ridotti e ingombranti. Con i soldi ricavati si volevano finanziare i lavori di ampliamento del cimitero cominciati due mesi fa. Va senz’altro detto,che rispetto ad altre iniziative artistiche e culturali intese a tutelare l’italianità sul territorio, il recupero delle sepolture italiane è ad un livello inferiore.
http://www.anvgd.it/notizie/12333-15dic11-istria-rischiano-di-sparire-le-tome-italiane.html
Le tombe italiane sono dunque considerate un patrimonio prezioso da tutelare a denti stretti. Per non permettere come invece avviene nei cimiteri di Fiume che non venendo rinnovati i contratto di proprietà poiché le famiglie si sono estinte, si proceda all’espropriazione, peraltro legale, con le pale e i picconi che così cancellano anche la memoria storica della città, mentre i lotti vengono rivenduti magari a famiglie ultime arrivate. Il fenomeno è difficilmente quantificabile, ma ben visibile soprattutto al cimitero di Cosala. L’allarme è stato lanciato da Rosi Gasparini, rappresentante della C.I. di Fiume, intervenuta all’incontro promosso in seguito alla mozione presentata e approvata dall’Assemblea dell’Unione Italiana, da Gianclaudio Pellizzer, presidente della C.I. di Rovigno. Un primo incontro si era tenuto alla C.I. di Buie. Relatore è stato il professor Antonio Pauletich, classe 1930, collaboratore del Centro di ricerche storiche di Rovigno, che dal 1996 è anche collaboratore scientifico dell’Irci di Trieste. Inoltre è incaricato dell’attuazione del progetto “Tutela e manutenzione del patrimonio monumentale delle sepolture italiane nei cimiteri dell’ Istria”.
Nel suo intervento ha riassunto quanto fatto finora: sono state evidenziate e catalogate sepolture italiane, come detto, in ben 203 cimiteri istriani di giurisdizione croata comprese le isole di Cherso e Lussino e in alcuni di giurisdizione slovena. In diverse località ha spiegato Pauletich, abbiamo incontrato la piena collaborazione delle amministrazioni municipali come a Rovigno, Buie e Orsera. Qui grazie anche alla piena disponibilità delle direzioni dei cimiteri ha aggiunto Pauletich, le steli delle antiche tombe italiane sono state restaurate e conservate in appositi lapidari. Parlando di Rovigno ha precisato che nel lapidario sono conservate oltre 150 antiche lapidi. Segnali positivi arrivano anche da Pisino dove in collaborazione con la locale C.I. e la città è stato realizzato uno studio dettagliato di tutela delle tombe italiane. Pauletich ha quindi citato casi in cui il progetto dell’Irci ha addirittura suscitato scontento e polemiche varie, come a Fontane e a Lisignano. Va detto che nelle due località non c’è una Comunità degli Italiani che in qualche modo faccia sentire la propria voce. Due anni fa a impedire uno scempio al cimitero di Pola era stata proprio la Comunità degli Italiani, con una pronta e dura reazione allo scriteriato proposito delle Pompe funebri di vendere all’asta 150 tombe di vecchia data, perlopiù italiane, considerate solo dei pezzi di pietra mal ridotti e ingombranti. Con i soldi ricavati si volevano finanziare i lavori di ampliamento del cimitero cominciati due mesi fa. Va senz’altro detto,che rispetto ad altre iniziative artistiche e culturali intese a tutelare l’italianità sul territorio, il recupero delle sepolture italiane è ad un livello inferiore.
http://www.anvgd.it/notizie/12333-15dic11-istria-rischiano-di-sparire-le-tome-italiane.html
giovedì 15 dicembre 2011
mercoledì 14 dicembre 2011
martedì 13 dicembre 2011
venerdì 9 dicembre 2011
ALEMANNO E IL TRICOLORE
Una luce tricolore lunga un chilometro e seicento metri, da piazza Venezia a piazza del Popolo, dedicato «a Bossi e a tutti coloro che all’unità nazionale ancora non ci credono». Così il sindaco Gianni Alemanno commenta l’inaugurazione delle luminarie natalizie in centro.
«Un tricolore di 1,6 km non si era mai visto, né a Roma né altrove – ha aggiunto Alemanno – è entusiasmante e siamo tutti felici. Ecco, lo dedicherei a Bossi e a chi nell’unità d’Italia ancora non ci crede». Una scenografia, spiega Alemanno, scelta appositamente per questo 150° anniversario dell’Unità, «per colorare di tricolore il Natale». Un «regalo ai Romani e agli italiani» anche con la complicità del presidente della Repubblica: «Napolitano lo sapeva, per lui non è una sorpresa, è lui il grande artefice di quest’anno di celebrazioni e il tricolore gli appartiene profondamente». Un rilancio dei colori della bandiera italiana che, secondo Alemanno, porterà il tricolore «a restare nel tempo come un sentimento forte nel popolo».
http://www.atuttadestra.net/?p=111311#comment-18183
«Un tricolore di 1,6 km non si era mai visto, né a Roma né altrove – ha aggiunto Alemanno – è entusiasmante e siamo tutti felici. Ecco, lo dedicherei a Bossi e a chi nell’unità d’Italia ancora non ci crede». Una scenografia, spiega Alemanno, scelta appositamente per questo 150° anniversario dell’Unità, «per colorare di tricolore il Natale». Un «regalo ai Romani e agli italiani» anche con la complicità del presidente della Repubblica: «Napolitano lo sapeva, per lui non è una sorpresa, è lui il grande artefice di quest’anno di celebrazioni e il tricolore gli appartiene profondamente». Un rilancio dei colori della bandiera italiana che, secondo Alemanno, porterà il tricolore «a restare nel tempo come un sentimento forte nel popolo».
http://www.atuttadestra.net/?p=111311#comment-18183
mercoledì 7 dicembre 2011
lunedì 5 dicembre 2011
NOI CREDIAMO, GIORGIA MELONI
"Noi crediamo. Crediamo nei giovani, nella politica, nella giustizia, nell'eguaglianza, nel merito. Crediamo nella nostra Nazione, una Nazione nata centocinquant'anni fa dal sacrificio di un gruppo di ragazzi, molti dei quali poco più che ventenni. Una banda di idealisti, sognatori e poeti, capaci di abbandonare tutto e prendere le armi per inseguire l'utopia dell'unità nazionale."
In un momento di crisi - della politica, dell'economia, degli ideali - serve ricordare da dove veniamo, il nostro patrimonio di valori e cultura, la nostra identità. Perché, mai come ora, è pericoloso cedere alla tentazione del disimpegno, dell'apatia e del qualunquismo mascherati da lotta alla "Casta", da antipolitica. È vero, quella di oggi è una società bloccata. Bloccata da rendite di posizione, dalla mancanza di mobilità sociale, da vecchi schemi che non corrispondono più alla realtà, che invece è profondamente mutata. E sono i giovani a pagare il prezzo più alto, costretti a vivere un presente di precarietà e a immaginare un futuro ancora più incerto. Per loro c'è bisogno di aggredire dalle fondamenta la società dei privilegi consolidati e costruire sulle sue macerie l'Italia del merito capace di far emergere e premiare l'energia visionaria, la tenacia, il talento. Giorgia Meloni, il più giovane ministro nella storia della Repubblica, ha raccolto le storie di ragazzi e ragazze che vivono con coraggio, determinazione, passione.
Alcuni sono famosi, come Federica Pellegrini o Mirco Bergamasco, altri no, ma non sono meno importanti, perché tutti protagonisti di storie esemplari e avvincenti, che meglio di molti discorsi illustrano i princìpi - dalla lotta alla mafia alla difesa della vita - per cui l'autrice si batte da anni e che ne hanno ispirato l'intera attività politica. Sono storie che nascono da un incontro, da una sintonia di valori, dalla certezza che le vite di questi giovani servono ad altri. E che servono all'Italia per essere un Paese migliore.
sabato 3 dicembre 2011
IL PDL NON APPOGGERA' TOSI?
Sempre più probabile la corsa solitaria del sindaco Flavio Tosi alle prossime elezioni amministrative di primavera, con Lega e Lista Tosi. E dentro quest'ultima potrebbero confluire anche esponenti del Pdl attualmente in Consiglio comunale, alcuni ex Forza Italia e anche alcuni ex An.
Un'altra ipotesi potrebbe essere quella di creare un'altra lista «pro Tosi» in cui far confluire transfughi del Pdl, membri dell'ala del partito lontana dal coordinatore cittadino Massimo Giorgetti, ex An, ma vicina al vicesindaco Vito Giacino, ex Forza Italia. Pro Tosi parte della Destra sociale del Pdl, di Mariotti e Di Dio.Potrebbe profilarsi in prima battuta proprio la fuoriscita di amministratori dal Pdl per andare nella Lista Tosi e solo con minori probabilità in un'altra civica, perché ciò lascerebbe aperte possibilità a molte più persone di candidarsi (e i consiglieri scenderanno da 47 a 37, sindaco compreso, gli assessori da 14 a 10). La strategia potrebbe essere la seguente: celebrati i congressi del Pdl che slittano a fine gennaio ma c'è chi dice che a Verona città e provincia si andrà a dopo le elezioni se dovesse vincere l'ala «pro Tosi» i transfughi del Pdl nelle liste potrebbero in un secondo momento rientrare nel partito, avendolo però in pugno con la maggioranza. Gli ultimi ragionamenti di Tosi, con Lega e Lista Tosi e anche con Giacino, andrebbero in questa dirazione. Tosi ha spesso ribadito, con la Lega, che la priorità per il 2012 è l'alleanza Lega-Lista Tosi e che l'eventuale accordo con il Pdl andrà deciso dai vertici nazionali di Pdl e Lega, pur avendo detto alla convention del Pdl di domenica scorsa che auspicherebbe un naturale ricompattamento.
Al momento però tutto rema contro la riunificazione e lo schiaffo di Berlusconi sul braccio dell'ex ministro Roberto Maroni (alla presentazione del libro di Alfano sulla mafia; tutto è visibile su you tube) che scuoteva la testa quando l'ex presidente del Consiglio giudicava ancora salda l'alleanza fra Pdl e Lega, è un segnale eloquente. Tosi è molto vicino a Maroni, che è riallineatissimo alla Lega bossiana nel contrastare il Governo Monti. Il braccio di ferro fra giorgettiani e resto del Pdl, intanto, non si placa. Proprio ieri, su L'Arena, Massimo Giorgetti aveva chiesto a Tosi di dire se correrà o meno con il Pdl. E Salvatore Papadia, capogruppo del Pdl in Consiglio comunale, in una nota gli replica dicendo che «più che rivolgere domande a Tosi del tipo "Tosi deve dire se va da solo o con il Pdl alle prossime elezioni amministrative" sarebbe il caso di chiedersi all'interno del Pdl "chi è legittimato ad andare a trattare con Tosi per preparare le elezioni". E questo indipendentemente dalle tessere fatte per il congresso, se e quando si farà. Certo», aggiunge, «in politica tutto è legato ai numeri ma non bisogna dimenticare che in momenti di difficoltà è il valore delle persone che uniscono e non dividono che fa la differenza. Data la risposta si potrà progettare il futuro parlando con il candidato sindaco Tosi».
http://www.larena.it/stories/dalla_home/312283_lega_e_pdl_sempre_pi_lontani_tosi_verso_la_corsa_solitaria/
Un'altra ipotesi potrebbe essere quella di creare un'altra lista «pro Tosi» in cui far confluire transfughi del Pdl, membri dell'ala del partito lontana dal coordinatore cittadino Massimo Giorgetti, ex An, ma vicina al vicesindaco Vito Giacino, ex Forza Italia. Pro Tosi parte della Destra sociale del Pdl, di Mariotti e Di Dio.Potrebbe profilarsi in prima battuta proprio la fuoriscita di amministratori dal Pdl per andare nella Lista Tosi e solo con minori probabilità in un'altra civica, perché ciò lascerebbe aperte possibilità a molte più persone di candidarsi (e i consiglieri scenderanno da 47 a 37, sindaco compreso, gli assessori da 14 a 10). La strategia potrebbe essere la seguente: celebrati i congressi del Pdl che slittano a fine gennaio ma c'è chi dice che a Verona città e provincia si andrà a dopo le elezioni se dovesse vincere l'ala «pro Tosi» i transfughi del Pdl nelle liste potrebbero in un secondo momento rientrare nel partito, avendolo però in pugno con la maggioranza. Gli ultimi ragionamenti di Tosi, con Lega e Lista Tosi e anche con Giacino, andrebbero in questa dirazione. Tosi ha spesso ribadito, con la Lega, che la priorità per il 2012 è l'alleanza Lega-Lista Tosi e che l'eventuale accordo con il Pdl andrà deciso dai vertici nazionali di Pdl e Lega, pur avendo detto alla convention del Pdl di domenica scorsa che auspicherebbe un naturale ricompattamento.
Al momento però tutto rema contro la riunificazione e lo schiaffo di Berlusconi sul braccio dell'ex ministro Roberto Maroni (alla presentazione del libro di Alfano sulla mafia; tutto è visibile su you tube) che scuoteva la testa quando l'ex presidente del Consiglio giudicava ancora salda l'alleanza fra Pdl e Lega, è un segnale eloquente. Tosi è molto vicino a Maroni, che è riallineatissimo alla Lega bossiana nel contrastare il Governo Monti. Il braccio di ferro fra giorgettiani e resto del Pdl, intanto, non si placa. Proprio ieri, su L'Arena, Massimo Giorgetti aveva chiesto a Tosi di dire se correrà o meno con il Pdl. E Salvatore Papadia, capogruppo del Pdl in Consiglio comunale, in una nota gli replica dicendo che «più che rivolgere domande a Tosi del tipo "Tosi deve dire se va da solo o con il Pdl alle prossime elezioni amministrative" sarebbe il caso di chiedersi all'interno del Pdl "chi è legittimato ad andare a trattare con Tosi per preparare le elezioni". E questo indipendentemente dalle tessere fatte per il congresso, se e quando si farà. Certo», aggiunge, «in politica tutto è legato ai numeri ma non bisogna dimenticare che in momenti di difficoltà è il valore delle persone che uniscono e non dividono che fa la differenza. Data la risposta si potrà progettare il futuro parlando con il candidato sindaco Tosi».
http://www.larena.it/stories/dalla_home/312283_lega_e_pdl_sempre_pi_lontani_tosi_verso_la_corsa_solitaria/
venerdì 2 dicembre 2011
L'ON. ANGELILLI CONTRO L'INGRESSO DELLA CROAZIA NELLA UE
''Pur considerando positivo l'ingresso della Croazia nell'Unione europea, non posso che rammaricarmi per il mancato riconoscimento dei diritti degli esuli istriani e dalmati, a partire dal diritto al risarcimento dei beni confiscati e per questo motivo ho scelto di astenermi sul voto di questa mattina dell'Europarlamento''. Lo ha detto il vicepresidente del Parlamento europeo Roberta Angelilli.
''La Croazia - conclude - in questi anni ha compiuto notevoli progressi: riforma del sistema giudiziario e della pubblica amministrazione, lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata, così come la tutela dei diritti delle minoranze. Ma non si è fatta la dovuta chiarezza per quanto riguarda la vasta azione di pulizia etnica nei confronti della popolazione italiana, consumata tra il 1945 e il 1948 dalle milizie delle autorità croate dell'ex regime comunista iugoslavo''.
http://www.anvgd.it/notizie/12282-01dic11-vicepresidente-parlamento-ue-si-astiene-da-voto-su-croazia.html
''La Croazia - conclude - in questi anni ha compiuto notevoli progressi: riforma del sistema giudiziario e della pubblica amministrazione, lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata, così come la tutela dei diritti delle minoranze. Ma non si è fatta la dovuta chiarezza per quanto riguarda la vasta azione di pulizia etnica nei confronti della popolazione italiana, consumata tra il 1945 e il 1948 dalle milizie delle autorità croate dell'ex regime comunista iugoslavo''.
http://www.anvgd.it/notizie/12282-01dic11-vicepresidente-parlamento-ue-si-astiene-da-voto-su-croazia.html
giovedì 1 dicembre 2011
IL NUOVO GOVERNO E' GIA' ALL'OPERA
Il neoministro agli Affari Europei, Enzo Moavero, si è "liberato" di una scrivania presente nel suo ufficio. Il motivo? Era quella utilizzata da Benito Mussolini. Ora sì che l'Italia uscirà dalla crisi!
http://www.repubblica.it/politica/2011/11/30/foto/ministro_moavero_scrivania_mussolini-25878129/1/?ref=HRESS-1
http://www.repubblica.it/politica/2011/11/30/foto/ministro_moavero_scrivania_mussolini-25878129/1/?ref=HRESS-1
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