Lapidi e tombe italiane sono presenti in ben 203 cimiteri della parte oggi croata dell’Istria e rappresentano un’importante pagina di storia del territorio e per le famiglie degli esuli anche un luogo di ricomposizione con la terra natia. Per gli Italiani dell’Istria, del Quarnero e della Dalmazia sono la testimonianza delle loro profonde radici nella terra e della loro autoctonìa, concetti questi che disturbano qualcuno nelle sfere della politica e delle amministrazioni a più livelli.
Le tombe italiane sono dunque considerate un patrimonio prezioso da tutelare a denti stretti. Per non permettere come invece avviene nei cimiteri di Fiume che non venendo rinnovati i contratto di proprietà poiché le famiglie si sono estinte, si proceda all’espropriazione, peraltro legale, con le pale e i picconi che così cancellano anche la memoria storica della città, mentre i lotti vengono rivenduti magari a famiglie ultime arrivate. Il fenomeno è difficilmente quantificabile, ma ben visibile soprattutto al cimitero di Cosala. L’allarme è stato lanciato da Rosi Gasparini, rappresentante della C.I. di Fiume, intervenuta all’incontro promosso in seguito alla mozione presentata e approvata dall’Assemblea dell’Unione Italiana, da Gianclaudio Pellizzer, presidente della C.I. di Rovigno. Un primo incontro si era tenuto alla C.I. di Buie. Relatore è stato il professor Antonio Pauletich, classe 1930, collaboratore del Centro di ricerche storiche di Rovigno, che dal 1996 è anche collaboratore scientifico dell’Irci di Trieste. Inoltre è incaricato dell’attuazione del progetto “Tutela e manutenzione del patrimonio monumentale delle sepolture italiane nei cimiteri dell’ Istria”.
Nel suo intervento ha riassunto quanto fatto finora: sono state evidenziate e catalogate sepolture italiane, come detto, in ben 203 cimiteri istriani di giurisdizione croata comprese le isole di Cherso e Lussino e in alcuni di giurisdizione slovena. In diverse località ha spiegato Pauletich, abbiamo incontrato la piena collaborazione delle amministrazioni municipali come a Rovigno, Buie e Orsera. Qui grazie anche alla piena disponibilità delle direzioni dei cimiteri ha aggiunto Pauletich, le steli delle antiche tombe italiane sono state restaurate e conservate in appositi lapidari. Parlando di Rovigno ha precisato che nel lapidario sono conservate oltre 150 antiche lapidi. Segnali positivi arrivano anche da Pisino dove in collaborazione con la locale C.I. e la città è stato realizzato uno studio dettagliato di tutela delle tombe italiane. Pauletich ha quindi citato casi in cui il progetto dell’Irci ha addirittura suscitato scontento e polemiche varie, come a Fontane e a Lisignano. Va detto che nelle due località non c’è una Comunità degli Italiani che in qualche modo faccia sentire la propria voce. Due anni fa a impedire uno scempio al cimitero di Pola era stata proprio la Comunità degli Italiani, con una pronta e dura reazione allo scriteriato proposito delle Pompe funebri di vendere all’asta 150 tombe di vecchia data, perlopiù italiane, considerate solo dei pezzi di pietra mal ridotti e ingombranti. Con i soldi ricavati si volevano finanziare i lavori di ampliamento del cimitero cominciati due mesi fa. Va senz’altro detto,che rispetto ad altre iniziative artistiche e culturali intese a tutelare l’italianità sul territorio, il recupero delle sepolture italiane è ad un livello inferiore.
http://www.anvgd.it/notizie/12333-15dic11-istria-rischiano-di-sparire-le-tome-italiane.html
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