venerdì 30 dicembre 2011

E' MORTO IL CAMERATA MIRKO TREMAGLIA

È morto, nella sua casa di Bergamo, all'età di 85 anni l'ex ministro Mirko Tremaglia. Nato a Bergamo il 17 novembre del 1926, è stato ministro per gli Italiani all'Estero. Storico esponente della destra italiana, Tremaglia partecipò alla Repubblica sociale di Salò e fu imprigionato nel '45 nel campo di concentramento di Coltano in provincia di Pisa. Fece quindi della legalità, della lotta alla corruzione e del contrasto delle logge massoniche segrete come la P2 i suoi temi più cari. Deputato dal 1972, prima nel Msi, poi in An e nel Pdl.

La legge. Tremaglia ha legato indissolubilmente il suo nome alla legge sul voto per gli italiani all'estero, coronamento di una battaglia pluridecennale. Ottenne la modifica della Costituzione negli articoli 48 (istituzione della circoscrizione Estero), 56 e 57 (numero dei deputati e senatori eletti dai cittadini italiani all'estero). Raggiunse l'obiettivo nel 2006, proprio quando era ministro degli Italiani nel mondo.

Il suo fiore all'occhiello è l'operazione della memoria volta a ricordare il sacrificio dei tanti emigrati, che lo Stato, grazie a lui, commemora ogni 8 agosto, data della tragedia belga di Marcinelle, con la «Giornata del lavoro italiano nel mondo».

La politica. Fu spesso in polemica con Silvio Berlusconi, soprattutto sui temi della giustizia e del rapporto con i magistrati. Difese i diritti degli immigrati in Italia, al punto che si pronunciò contro il reato di clandestinità. Tremaglia non ha mancato di prendere le distanze da alcune condanne inappellabili di Gianfranco Fini, come quella del fascismo come «male assoluto» espressa nella storica visita in Israele. Tuttavia, Tremaglia è sempre rimasto al fianco dell'ex delfino di Giorgio Almirante nel suo percorso in An, volto a creare una destra nuova, europea, non nostalgica. Non ebbe dubbi a seguire Fini nella fondazione di Futuro e libertà per l'Italia dopo la clamorosa rottura del 2010 tra il Cavaliere e il presidente della Camera. Una testimonianza dell'affetto del popolo della destra finiana fu la standing ovation a Mirabello, proprio a settembre di quell'anno, mentre già lo scorso settembre il "vecchio leone" dovette disertare l'appuntamento per motivi di salute.

La vita privata. A segnare tragicamente la sua vita fu la perdita nel 2000 del figlio Marzio, assessore lombardo alla Cultura e alla sua memoria dedicò lo storico traguardo della legge sul voto agli emigrati.

Il cordoglio. Hanno espresso il proprio cordoglio per la morte di Tremaglia i presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani. A loro si sono uniti Pdl, Fli, La Destra, Idv.

Napolitano. In un messaggio il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha espresso la propria partecipazione «con animo commosso al dolore della consorte e dei famigliari per la scomparsa di Mirko Tremaglia, col quale ho condiviso lunghi anni di impegno nel Parlamento italiano e anche nell'Assemblea parlamentare della Nato». Napolitano ha sottolineato come le «diverse esperienze e posizioni ideali non ci impedirono mai di sviluppare rapporti di sincera stima reciproca sul piano umano e nello svolgimento delle nostre funzioni con senso di responsabilità nazionale».
http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=175014&sez=HOME_INITALIA

venerdì 23 dicembre 2011

RITORNO A LITTORIA

Dicono di non essere animati da particolari nostalgie, e che Littoria, in fondo, sia un nome come un altro. Sarà, ma nella città emblema del fascismo, proporre di tornare al nome originario è sempre un fatto che crea divisioni, imbarazzo e qualche polemica. Stavolta la proposta non arriva da esponenti politici che per storia o formazione strizzano l'occhio al Duce, ma da un gruppo di signori capeggiato dall'ex ufficiale dell'aeronautica Euro Rossi, raccolti in un comitato che non ha bisogno di presentazioni: «Mi chiamo Littoria».
 LETTERA A NAPOLITANO - E' questo il nome scelto dal movimento civico che si definisce "apolitico, apartico, aconfessionale", che tramite il suo responsabile ha già scritto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per informarlo dell'iniziativa: raccogliere le firme per un referendum comunale con cui chiedere ai cittadini di esprimersi in merito al possibile ritorno all'antico nome.
TENTATIVI VANI - Nella città che più si presta ad esperimenti questo tipo, dopo il flop del 'fasciocomunismo', il fallimento della proposta di aggiungere un semplice 'già Littoria' alla segnaletica d'ingresso, la finta intitolazione di una piazza a Giorgio Almirante, la città si regala un nuovo capitolo nella sua giovane storia: una sorta di provocazione che a detta degli ispiratori risponde al "desiderio di verità e giustizia storica." Come ha detto Rossi, esperto di storia militare "Latina vuole dare un segnale forte ed audace che di mostri di non temere il proprio passato."
LA STORIA - Con la caduta del regime fascista, il luogotenente generale del Regno decretò il cambio del nome il 9 aprile 1945. "Allora decisero in pochi - spiega ancora Euro Rossi - oggi vogliamo che sia la maggioranza a scegliere, che i cittadini possano esprimersi rispetto a quella imposizione che ancora oggi rappresenta una ferita aperta". Non è chiaro se il referendum possa essere ammesso anche qualora venisse raccolto un numero congruo di firme, certo è che per la prima volta alcuni cittadini propongono una consultazione comunale, ottenendo il primato della scelta verso il meno impellente dei problemi del capoluogo.
http://www.noreporter.org/index.php?option=com_content&view=article&id=16681:mi-chiamo-littoria&catid=6:conflitti&Itemid=16

martedì 20 dicembre 2011

ALLARME SICUREZZA PER L'ARENA

È allarme per la sicurezza e la tenuta delle strutture dell'Arena. Al punto che il Comune, proprietario dell'anfiteatro romano, annuncia un programma non più rinviabile per rinnovare l'impianto elettrico, entro la prossima estate e quindi prima della stagione lirica, e per completare la sigillatura dei gradoni e la pulitura dell'ala. Quanto serve? Si parte da tre milioni.
L'assessore comunale all'edilizia pubblica Vittorio Di Dio fa i conti e traccia la strada. «Per rifare la centralina elettrica ci vorranno circa tre milioni», spiega, «che serviranno anche per pagare altri lavori agli impianti elettrici. A chi affideremo il lavoro? Per la nuova centralina ne parleremo con l'Agsm, mentre per il resto degli impianti eventualmente se ne parlerà con la Fondazione Arena, che utilizza l'anfiteatro. Ormai il vecchio impianto è inadeguato e quindi per la sicurezza della stagione lirica bisogna provvedere».
Se è necessario mettere mano al portafoglio, per la parte impiantistica, non di meno si dovranno stanziare altri soldi per continuare nelle manutenzioni per conservare il bimillenario monumento.
«Il primo dei quattro lotti di lavori di sigillatura dei gradoni, rovinati dalle infiltrazioni d'acqua, è completato ed è costato 750mila euro», spiega Di Dio, insieme al conservatore dell'Arena Sergio Menon, «e gli altri tre serviranno due milioni 100mila euro. Altri 200mila euro sono stati già impiegati per pulire i volti dei 12 ingressi».
Ma non è finita. «Stiamo procedendo con la pulizia degli interrati, cioè quattro gallerie, che terminerà nel marzo prossimo, e in questo caso abbiamo impiegato altri 300mila euro», prosegue l'assessore all'edilizia pubblica, «e poi dobbiamo completare il consolidamento e la pulizia dell'ala dell'Arena, cominciata tre anni fa, entro giugno. E con la sigillatura e l'imperniatura delle pietre saranno alla fine altri 900mila euro». È un continuo salasso, restaurare e conservare l'Arena, che richiederebbe almeno un milione l'anno da spendere. Finora il Comune è riuscito a barcamenarsi, ma certo non si prospettano chiari di luna. «Ecco perché avevo proposto ai commercianti di far destinare ai clienti di bar e ristoranti 0,50 euro sulle consumazioni o di proporre a mecenati di adottare un monumento o un pezzo di monumento», conclude Di Dio, «perché le risorse necessarie alla conservazioni sono sempre numerose».
La giunta comunale intanto dovrà approvare un piano di opere pubbliche di assoluta emergenza — per coprire buche nelle strade e nei marciapiedi, per sistemare danni improvvisi a impianti negli edifici pubblici, come scuole e uffici — attingendo a circa un milione e mezzo di euro ricavato dagli oneri di urbanizzazione e spendibili solo per interventi straordinari per opere pubbliche. Ieri gli assessori Padovani (circoscrizioni), Corsi (viabilità e infrastrutture), Di Dio, Benetti (edilizia scolastica), Sboarina (edilizia sportiva) e il dirigente del settore strade per l'assessore Pisa si sono incontrati con i dirigenti dei settori per dare le priorità. Che ammontavano a una decina di milioni. Da spendere però c'è solo un milione e mezzo.
http://www.larena.it/stories/Cronaca/317258__arena__allarme_sicurezza_servono_altri_tre_milioni/

lunedì 19 dicembre 2011

L'UNGHERIA RESISTE ALLE PRESSIONI MONDIALISTE

La Commissione europea e il Fondo monetario internazionale hanno deciso d’interrompere la missione in Ungheria che doveva discutere un nuovo aiuto finanziario al Paese, a causa della “preoccupazione” per l’indipendenza della Banca centrale, minacciata da alcune riforme presentate dal governo di centro-destra del premier Viktor Orban. Bruxelles, secondo quanto ha riferito il portavoce del commissario europeo agli Affari economici Olli Rehn, Amadeu Altafaj, ha deciso “in coordinamento stretto con il Fmi, d’interrompere la missione preparatoria”.

È una dura risposta questa alle decisioni prese dal primo ministro magiaro che ha espresso l’intenzione di abrogare di fatto la Magyar Nemzeti Bank, ovvero la Banca centrale per eliminare l’autonomia che gli permette di fare il bello e cattivo tempo, fondendola con l’authority governativa di controllo dei mercati finanziari. In questo modo la Banca centrale magiara finirà sotto il controllo dello Stato e non più dei privati. Dall’altro i progetti di legge della Fidesz, partito di governo con la maggioranza di due terzi dello Orszaghàz, il Parlamento nazionale, per introdurre la nomina politica sistematica dei magistrati. Dopo la riforma della Costituzione in senso nazionalista, dopo la legge-bavaglio contro i media, e dopo la normalizzazione di teatri e mondo della cultura, è un nuovo strappo di Orban. “Alcuni aspetti di tali riforme sollevano gravi interrogativi dal punto di vista del Diritto nell’Unione europea”, ha dichiarato il commissario europea ai Diritti fondamentali, Viviane Reding, in un comunicato ufficiale.
La Commissione europea, ha aggiunto il suo portavoce per le questioni economiche Amadeu Altafaj, è preoccupata dei progetti sul futuro della Banca centrale. Nelle stesse ore, venivano allarmi da Washington, dal Fondo monetario internazionale (Fmi) e dalla Banca centrale europea (Bce). Il Fmi ha sottolineato che “le proposte legislative che porterebbero a una grave erosione dell’indipendenza della Banca centrale ungherese sono per noi motivo di profonda inquietudine”. La Bce da parte sua ha condannato le scelte del governo Orban, sottolineando che l’obiettivo comune europeo della vigilanza sulla stabilità dei prezzi è servito al meglio da una banca centrale indipendente, non da un istituto asservito al potere politico. D’altronde gli eurocrati preferiscono la più ampia autonomia degli istituti di credito affinché questi ultimi possano speculare meglio sui popoli del Vecchio Continente.

Andrea Perrone
 

venerdì 16 dicembre 2011

IN ISTRIA SE LA PRENDONO ANCHE CON I MORTI

Lapidi e tombe italiane sono presenti in ben 203 cimiteri della parte oggi croata dell’Istria e rappresentano un’importante pagina di storia del territorio e per le famiglie degli esuli anche un luogo di ricomposizione con la terra natia. Per gli Italiani dell’Istria, del Quarnero e della Dalmazia sono la testimonianza delle loro profonde radici nella terra e della loro autoctonìa, concetti questi che disturbano qualcuno nelle sfere della politica e delle amministrazioni a più livelli.

Le tombe italiane sono dunque considerate un patrimonio prezioso da tutelare a denti stretti. Per non permettere come invece avviene nei cimiteri di Fiume che non venendo rinnovati i contratto di proprietà poiché le famiglie si sono estinte, si proceda all’espropriazione, peraltro legale, con le pale e i picconi che così cancellano anche la memoria storica della città, mentre i lotti vengono rivenduti magari a famiglie ultime arrivate. Il fenomeno è difficilmente quantificabile, ma ben visibile soprattutto al cimitero di Cosala. L’allarme è stato lanciato da Rosi Gasparini, rappresentante della C.I. di Fiume, intervenuta all’incontro promosso in seguito alla mozione presentata e approvata dall’Assemblea dell’Unione Italiana, da Gianclaudio Pellizzer, presidente della C.I. di Rovigno. Un primo incontro si era tenuto alla C.I. di Buie. Relatore è stato il professor Antonio Pauletich, classe 1930, collaboratore del Centro di ricerche storiche di Rovigno, che dal 1996 è anche collaboratore scientifico dell’Irci di Trieste. Inoltre è incaricato dell’attuazione del progetto “Tutela e manutenzione del patrimonio monumentale delle sepolture italiane nei cimiteri dell’ Istria”.

Nel suo intervento ha riassunto quanto fatto finora: sono state evidenziate e catalogate sepolture italiane, come detto, in ben 203 cimiteri istriani di giurisdizione croata comprese le isole di Cherso e Lussino e in alcuni di giurisdizione slovena. In diverse località ha spiegato Pauletich, abbiamo incontrato la piena collaborazione delle amministrazioni municipali come a Rovigno, Buie e Orsera. Qui grazie anche alla piena disponibilità delle direzioni dei cimiteri ha aggiunto Pauletich, le steli delle antiche tombe italiane sono state restaurate e conservate in appositi lapidari. Parlando di Rovigno ha precisato che nel lapidario sono conservate oltre 150 antiche lapidi. Segnali positivi arrivano anche da Pisino dove in collaborazione con la locale C.I. e la città è stato realizzato uno studio dettagliato di tutela delle tombe italiane. Pauletich ha quindi citato casi in cui il progetto dell’Irci ha addirittura suscitato scontento e polemiche varie, come a Fontane e a Lisignano. Va detto che nelle due località non c’è una Comunità degli Italiani che in qualche modo faccia sentire la propria voce. Due anni fa a impedire uno scempio al cimitero di Pola era stata proprio la Comunità degli Italiani, con una pronta e dura reazione allo scriteriato proposito delle Pompe funebri di vendere all’asta 150 tombe di vecchia data, perlopiù italiane, considerate solo dei pezzi di pietra mal ridotti e ingombranti. Con i soldi ricavati si volevano finanziare i lavori di ampliamento del cimitero cominciati due mesi fa. Va senz’altro detto,che rispetto ad altre iniziative artistiche e culturali intese a tutelare l’italianità sul territorio, il recupero delle sepolture italiane è ad un livello inferiore.
http://www.anvgd.it/notizie/12333-15dic11-istria-rischiano-di-sparire-le-tome-italiane.html

venerdì 9 dicembre 2011

ALEMANNO E IL TRICOLORE

Una luce tricolore lunga un chilometro e seicento metri, da piazza Venezia a piazza del Popolo, dedicato «a Bossi e a tutti coloro che all’unità nazionale ancora non ci credono». Così il sindaco Gianni Alemanno commenta l’inaugurazione delle luminarie natalizie in centro.
«Un tricolore di 1,6 km non si era mai visto, né a Roma né altrove – ha aggiunto Alemanno – è entusiasmante e siamo tutti felici. Ecco, lo dedicherei a Bossi e a chi nell’unità d’Italia ancora non ci crede». Una scenografia, spiega Alemanno, scelta appositamente per questo 150° anniversario dell’Unità, «per colorare di tricolore il Natale». Un «regalo ai Romani e agli italiani» anche con la complicità del presidente della Repubblica: «Napolitano lo sapeva, per lui non è una sorpresa, è lui il grande artefice di quest’anno di celebrazioni e il tricolore gli appartiene profondamente». Un rilancio dei colori della bandiera italiana che, secondo Alemanno, porterà il tricolore «a restare nel tempo come un sentimento forte nel popolo».

http://www.atuttadestra.net/?p=111311#comment-18183

lunedì 5 dicembre 2011

NOI CREDIAMO, GIORGIA MELONI

"Noi crediamo. Crediamo nei giovani, nella politica, nella giustizia, nell'eguaglianza, nel merito. Crediamo nella nostra Nazione, una Nazione nata centocinquant'anni fa dal sacrificio di un gruppo di ragazzi, molti dei quali poco più che ventenni. Una banda di idealisti, sognatori e poeti, capaci di abbandonare tutto e prendere le armi per inseguire l'utopia dell'unità nazionale." 
In un momento di crisi - della politica, dell'economia, degli ideali - serve ricordare da dove veniamo, il nostro patrimonio di valori e cultura, la nostra identità. Perché, mai come ora, è pericoloso cedere alla tentazione del disimpegno, dell'apatia e del qualunquismo mascherati da lotta alla "Casta", da antipolitica. È vero, quella di oggi è una società bloccata. Bloccata da rendite di posizione, dalla mancanza di mobilità sociale, da vecchi schemi che non corrispondono più alla realtà, che invece è profondamente mutata. E sono i giovani a pagare il prezzo più alto, costretti a vivere un presente di precarietà e a immaginare un futuro ancora più incerto. 
 


Per loro c'è bisogno di aggredire dalle fondamenta la società dei privilegi consolidati e costruire sulle sue macerie l'Italia del merito capace di far emergere e premiare l'energia visionaria, la tenacia, il talento. Giorgia Meloni, il più giovane ministro nella storia della Repubblica, ha raccolto le storie di ragazzi e ragazze che vivono con coraggio, determinazione, passione. 

Alcuni sono famosi, come Federica Pellegrini o Mirco Bergamasco, altri no, ma non sono meno importanti, perché tutti protagonisti di storie esemplari e avvincenti, che meglio di molti discorsi illustrano i princìpi - dalla lotta alla mafia alla difesa della vita - per cui l'autrice si batte da anni e che ne hanno ispirato l'intera attività politica. Sono storie che nascono da un incontro, da una sintonia di valori, dalla certezza che le vite di questi giovani servono ad altri. E che servono all'Italia per essere un Paese migliore.

sabato 3 dicembre 2011

IL PDL NON APPOGGERA' TOSI?

Sempre più probabile la corsa solitaria del sindaco Flavio Tosi alle prossime elezioni amministrative di primavera, con Lega e Lista Tosi. E dentro quest'ultima potrebbero confluire anche esponenti del Pdl attualmente in Consiglio comunale, alcuni ex Forza Italia e anche alcuni ex An.
Un'altra ipotesi potrebbe essere quella di creare un'altra lista «pro Tosi» in cui far confluire transfughi del Pdl, membri dell'ala del partito lontana dal coordinatore cittadino Massimo Giorgetti, ex An, ma vicina al vicesindaco Vito Giacino, ex Forza Italia. Pro Tosi parte della Destra sociale del Pdl, di Mariotti e Di Dio.Potrebbe profilarsi in prima battuta proprio la fuoriscita di amministratori dal Pdl per andare nella Lista Tosi e solo con minori probabilità in un'altra civica, perché ciò lascerebbe aperte possibilità a molte più persone di candidarsi (e i consiglieri scenderanno da 47 a 37, sindaco compreso, gli assessori da 14 a 10). La strategia potrebbe essere la seguente: celebrati i congressi del Pdl  che slittano a fine gennaio ma c'è chi dice che a Verona città e provincia si andrà a dopo le elezioni  se dovesse vincere l'ala «pro Tosi» i transfughi del Pdl nelle liste potrebbero in un secondo momento rientrare nel partito, avendolo però in pugno con la maggioranza. Gli ultimi ragionamenti di Tosi, con Lega e Lista Tosi e anche con Giacino, andrebbero in questa dirazione. Tosi ha spesso ribadito, con la Lega, che la priorità per il 2012 è l'alleanza Lega-Lista Tosi e che l'eventuale accordo con il Pdl andrà deciso dai vertici nazionali di Pdl e Lega, pur avendo detto alla convention del Pdl di domenica scorsa che auspicherebbe un naturale ricompattamento.
Al momento però tutto rema contro la riunificazione e lo schiaffo di Berlusconi sul braccio dell'ex ministro Roberto Maroni (alla presentazione del libro di Alfano sulla mafia; tutto è visibile su you tube) che scuoteva la testa quando l'ex presidente del Consiglio giudicava ancora salda l'alleanza fra Pdl e Lega, è un segnale eloquente. Tosi è molto vicino a Maroni, che è riallineatissimo alla Lega bossiana nel contrastare il Governo Monti. Il braccio di ferro fra giorgettiani e resto del Pdl, intanto, non si placa. Proprio ieri, su L'Arena, Massimo Giorgetti aveva chiesto a Tosi di dire se correrà o meno con il Pdl. E Salvatore Papadia, capogruppo del Pdl in Consiglio comunale, in una nota gli replica dicendo che «più che rivolgere domande a Tosi del tipo "Tosi deve dire se va da solo o con il Pdl alle prossime elezioni amministrative" sarebbe il caso di chiedersi all'interno del Pdl "chi è legittimato ad andare a trattare con Tosi per preparare le elezioni". E questo indipendentemente dalle tessere fatte per il congresso, se e quando si farà. Certo», aggiunge, «in politica tutto è legato ai numeri ma non bisogna dimenticare che in momenti di difficoltà è il valore delle persone che uniscono e non dividono che fa la differenza. Data la risposta si potrà progettare il futuro parlando con il candidato sindaco Tosi».
http://www.larena.it/stories/dalla_home/312283_lega_e_pdl_sempre_pi_lontani_tosi_verso_la_corsa_solitaria/

venerdì 2 dicembre 2011

L'ON. ANGELILLI CONTRO L'INGRESSO DELLA CROAZIA NELLA UE

''Pur considerando positivo l'ingresso della Croazia nell'Unione europea, non posso che rammaricarmi per il mancato riconoscimento dei diritti degli esuli istriani e dalmati, a partire dal diritto al risarcimento dei beni confiscati e per questo motivo ho scelto di astenermi sul voto di questa mattina dell'Europarlamento''. Lo ha detto il vicepresidente del Parlamento europeo Roberta Angelilli.

''La Croazia - conclude - in questi anni ha compiuto notevoli progressi: riforma del sistema giudiziario e della pubblica amministrazione, lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata, così come la tutela dei diritti delle minoranze. Ma non si è fatta la dovuta chiarezza per quanto riguarda la vasta azione di pulizia etnica nei confronti della popolazione italiana, consumata tra il 1945 e il 1948 dalle milizie delle autorità croate dell'ex regime comunista iugoslavo''.
http://www.anvgd.it/notizie/12282-01dic11-vicepresidente-parlamento-ue-si-astiene-da-voto-su-croazia.html

giovedì 1 dicembre 2011

IL NUOVO GOVERNO E' GIA' ALL'OPERA

Il neoministro agli Affari Europei, Enzo Moavero, si è "liberato" di una scrivania presente nel suo ufficio. Il motivo? Era quella utilizzata da Benito Mussolini. Ora sì che l'Italia uscirà dalla crisi!
http://www.repubblica.it/politica/2011/11/30/foto/ministro_moavero_scrivania_mussolini-25878129/1/?ref=HRESS-1

martedì 29 novembre 2011

PIUMINI A DIECI EURO: DEVE INTERVENIRE LA POLIZIA

I capi, grazie anche al tam-tam di Internet, sono stati venduti in poche ore. L'iniziativa - che ha uno scopo benefico in quanto parte del ricavato sarà devoluta al progetto "Inizia da te" di Green Cross Italia, la Ong nata nel 1992 per volere di Mikhail Gorbaciov - è stata tanto appetitosa da provocare lunghe file in varie città fin dall'alba, con spintoni e risse che in qualche caso hanno richiesto l'intervento delle forze dell'ordine. A molti è tornato alla mente quanto accaduto appena un mese fa a Roma, quando l'apertura di un megastore di elettronica con maxisconti su tutta la merce ha mandato in tilt la capitale. A Firenze, più di 400 persone si sono messe in fila dalle 6 di stamani, con qualche spintone, per acquistare uno dei 250 piumini low cost, in vendita a partire dalle ore 11. Intorno alle 10 la situazione si è fatta difficile: le persone occupavano completamente la strada rendendo impossibile il passaggio di ambulanze, taxi e altri mezzi. Così il direttore del grande magazzino ha chiesto il soccorso delle forze dell'ordine, per evitare che si creassero incidenti. Gli agenti si sono fatti strada tra la folla e hanno ordinato le persone in fila, lasciando uno spazio libero al passaggio dei mezzi di soccorso. A Verona, stessa scena a partire dall'alba, ma lì i diverbi sono stati piuttosto accesi tanto da richiedere l'intervento dei vigili urbani e della polizia, che hanno sospeso la vendita. In fila, tra gli altri, anche i giocatori di una squadra di calcio locale. Code anche a Venezia e nelle altre città venete, ma senza problemi. La polizia è dovuta intervenire anche a Salerno, dove gli acquirenti hanno preso letteralmente d'assalto il negozio Coin per accaparrarsi il piumino cult. A Milano si è formata una coda di 300 metri, da piazza 5 giornate al Palazzo di giustizia, per riuscire a comperare uno dei 400 piumini in vendita. In brevissimo tempo si sono radunate migliaia di persone e i piumini si sono esauriti in una ventina di minuti. Code anche negli altri punti vendita di Coin della Lombardia.
http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/243868

lunedì 28 novembre 2011

I SOLITI IDIOTI...CORAGGIOSI

La tomba di Benito Mussolini presa di mira da un gruppo di vandali. Questa mattina finistre, porte e muri del cimitero di San Cassiano di Predappio sono statI ritrovati imbrattati con scritte infamanti.
"Fascismo e clero complici corrotti", "L'unico fascista buono è quello morto" e "Fascisti assassini a morte", sono le tre frasi impresse con la vernice sulla tomba di Mussolini. A scoprirle è stato il custode, Vittorio Mughini.
La tomba è stata ripulita. Sul fatto indagano i carabinieri e gli agenti della Digos.
http://m.ilrestodelcarlino.it/forli/cronaca/2011/11/27/627558-scritte_infamanti.shtml

giovedì 24 novembre 2011

SEMPRE PIU' POVERI

Decidere di ipotecare la casa, per poter tirare avanti. Un passo che finora le famiglie italiane avevano evitato, ma che in tempi di crisi sta diventando sempre più (relativamente) frequente. A darne ulteriore conferma è una ricerca del portale Mutui.It, che ha esaminato oltre 25.000 preventivi di mutuo compilati sul sito negli ultimi mesi, scoprendo che il 4% delle domande riguarda la richiesta di mutuo liquidità. Un dato quello di Mutui.it che trova conferma anche in una precedente ricerca di un altro portale Mutuionline.it che sottolinea come ci sia stato un incremento di questo tipo di richieste dal 3% al 4,1% nell'ultimo anno. Un dato preoccupante perché è stato anche a causa di richieste di questo tipo che è partita la crisi generata dai subprime americani.
LA NATURA DEL MUTUO - Si tratta di una tipologia di finanziamento che permette di disporre di un capitale elevato (almeno 50.000 euro) senza doverne giustificare l'impiego. Le motivazioni di base del richiedente sono diverse: interessa chi deve affrontare spese non previste, chi vuole aiutare i figli a comprare casa o a studiare e chi ha bisogno di una grossa somma, ma vuole evitare i tassi d'interesse (più elevati) dei prestiti personali. Anche se, occorre precisarlo, i mutui di questo tipo sono sottoposti a garanzie più rigide rispetto a quelli tradizionali: mancanza di precedenti ipoteche, tassi di interesse più elevati e un rapporto valore dell'immobile mutuo erogato che di solito non supera il 50% (anche se in alcuni, rari casi, relativi a lavoratori dipendenti si può arrivare al 70%).
FINANZIAMENTO - Nello specifico, secondo lo studio di Mutui.it, la richiesta media per questo tipo di finanziamento è di 116.000 euro, pari al 48% del valore dell'immobile che si intende ipotecare. In media, gli utenti dichiarano di voler rimborsare la cifra in 20 anni, mentre il tasso variabile appare più gettonato del tasso fisso: le richieste di mutuo variabile sono il 45% del totale, contro il 40% dei mutui a tasso fisso. L'età media al momento della richiesta è di 40 anni. In merito alla distribuzione territoriale delle richieste di mutuo liquidità si rileva una generale uniformità di comportamento tra i cittadini italiani; a variare, piuttosto, sono gli importi, che in alcune regioni superano anche di molto la media nazionale: prime in classifica, a pari merito, sono la Toscana e il Lazio, con 126.000 euro richiesti; seguono Veneto e Liguria, entrambe con 122.000 euro richiesti. Gli importi minori li troviamo, invece, in Calabria e Molise (95.000 euro di media).
http://www.noreporter.org/index.php?option=com_content&view=article&id=16559:per-campare-ipoteco&catid=3:glob&Itemid=8

mercoledì 23 novembre 2011

IL SEME DELLA DIGNITA'

Spesso mi capita di ascoltare le radio dei tifosi di calcio. Può sembrare un’assurdità, ma vi assicuro che è come leggere un romanzo fantasy, entrare in un altro universo. È un tuffo in un’altra epoca fatta di sentimenti semplici e passioni forti. E come succede quando ti rifugi nelle fiabe, non sei un soldato che diserta - come giustamente diceva Tolkien - ma un prigioniero che a
buon diritto riesce a evadere. È una fuga, ovviamente momentanea, da una realtà opprimente. In quei momenti non penso allemagagne del mondo e da quei momenti torno rigenerato.
L’altra mattina, mentre mi facevo la barba, alla radio stava parlando Giacomo Losi, vecchia bandiera della Roma degli anni Sessanta. Un difensore duro in campo ma leale, tanto che concluse la lunga carriera senza mai aver subito un’espulsione. E sempre con i colori della Roma. Un uomo schivo, lontano anni luce dallo star system di oggi. Ascoltandolo parlare alla radiomi sono commosso. Ma non per questioni di appartenenza calcistica, anche se sono romanista. Il fatto è che nelle sue parole brillava lucentissima la bellezza di un mondo più semplice, più dignitoso, più vero rispetto a quello che ci troviamo a vivere. Un modo d’intendere la vita per il quale difficoltà fa rima con dignità.
E ho pensato al nuovo libro di Giampaolo Pansa, Poco o niente, nel quale il grande giornalista racconta la storia della sua famiglia. Una storia di povertà e di riscatto. Di povertà dignitosa e di riscatto sudato (vedete? Entra ancora in gioco questa parola: dignità). E fatalmente il pensiero è andato a mio padre, a mia madre, alla mia famiglia. Con mio fratello e mia sorella siamo cresciuti in un’epoca agiata, d’accordo. Ma quel che avevano dovuto sudare i miei (come tanti altri) dopo la fine della guerra rappresenta un patrimonio del quale vado sommamente fiero. Un patrimonio al quale sono stato nutrito senza proclami roboanti né insegnamenti pedanti, trasmesso con il semplice veicolo dell’esempio.
Mio padre aveva combattuto nella Repubblica sociale: era uno di quei ragazzi che vollero riscattare la miseria del “tutti a casa”, così magnificamente omaggiati nei libri di Carlo Mazzantini. A guerra finita era tornato a un mondo nel quale, per lui e per quelli come lui, vivere significava ricominciare non da zero, bensì da molto molto sotto lo zero. Tanto che dovette rifare il servizio militare, perché per la nuova Italia quello servito con “il gladio e l’alloro” non contava niente. E lui ricominciò, trovando in mia madre la donna con la quale costruire una vita nuova, a dispetto di tutto e di tutti. Con tenacia, senza lamentarsi, senza un tentennamento. Senza mai cedere alla voglia di prendere scorciatoie… Al suo funerale, la basilica di San Lorenzo Fuori le Mura, a Roma, era stracolma di gente, tanto che i miei amici mi chiesero chi diavolo fosse mio padre e perché si fosse radunata una simile folla per salutarlo. Io non seppi rispondere altro che la semplice verità: era molto amato. Da molti. Perché aveva attraversato la vita con un certo stile. Senza darlo mai a vedere, silenziosamente coerente. Fascista per sempre, ma allergico a qualsiasi nostalgismo. Curioso e vitale. Onesto, come si diceva una volta, “a tutta prova”. E di prove ne ebbe un’infinità. Era stato funzionario all’Inam, l’istituto dal quale partivano i finanziamenti per tutto l’ambiente medico, e dalle sue mani passarono un’infinità di soldi. Gli avrebbero fatto ponti d’oro perché decidesse in un modo piuttosto che in un altro… Ma non si può dire che “preferì” non arricchirsi, perché l’opzione alternativa, che gli proponevano in continuazione, per lui non esisteva proprio.
Eppure in quella chiesa c’era moltissima gente che da lui aveva ricevuto solo cortesi “no” a qualsiasi richiesta “fuori concorso”.
Ora viviamo in un’altra epoca. Persone come Giacomo Losi, come quelle raccontate nel libro di Pansa o, lasciatemelo dire, come i miei genitori, ce ne sono ancora. Forse non tante come illo tempore, ma ce ne sono. Però sono sommerse da un mondo stracolmo d’ipocrisia. Un mondo nel quale ci s’indigna a comando e solo per i comportamenti “degli altri”, mai per se stessi. Il due-pesi-e-due-misure, oggi, potremmo metterlo in bella vista insieme al simbolo della Repubblica italiana. Si denuncia “la casta”, ma quando si riesce ad avvicinare un politico gli si chiede un favore di quelli “fuori concorso”. Si parla di diritto di cronaca intendendo diritto d’insulto… Uno schifo al quale non sembra esserci fine.
Sembra che un demone subdolo e potente faccia di tutto per portarci al disgusto. Per farci cadere le braccia e dire “basta, non ne vale più la pena”.
Ma chi ci ha preceduto ci guarda e aspetta, fiducioso, che il suo esempio trovi radici forti nel nostro animo e riesca finalmente a far germogliare quel seme piantato tanto tempo fa. In nome di quell’esempio, chi di noi ancora crede nella possibilità di un mondo più semplice, più dignitoso, più vero, ha il dovere di far di tutto per consentire a quel seme di germogliare.
Gabriele Marconi
http://www.area-online.it/articoli/politica/367-il-seme-della-dignita.html

martedì 22 novembre 2011

POVERA ITALIA...

Ecco cosa ha detto Nigel Farage, leader dell'Ukip inglese, all'Europarlamento di Strasburgo:

Bene, eccoci qui sulla soglia di un disastro finanziario e sociale, e in questa aula, oggi, abbiamo i quattro uomini che dovrebbero ritenersi responsabili. Eppure abbiamo ascoltato i discorsi più tediosi e tecnocratici mai sentiti, e continuate ancora a negare, a dispetto di ogni considerazione obiettiva, che l’euro sia un fallimento. E chi è l’effettivo responsabile? Chi è responsabile tra di voi? Ovviamente la risposta è “nessuno di voi”, perché nessuno di voi è stato eletto, nessuno di voi ha in effetti una qualsivoglia legittimità democratica per ricoprire i ruoli di cui siete attualmente incaricati all’interno di questa crisi. Ed in questo stati, non certo con riluttanza, è entrata Angela Merkel. E stiamo ora vivendo, stiamo ora vivendo in un’Europa dominata dalla Germania. Questione a cui il progetto europeo avrebbe dovuto, in effetti, mettere fine. Questione per cui, coloro che ci hanno preceduto, hanno pagato caro, con le loro vite, al fine di evitarla. Io non voglio vivere in un’Europa dominata dalla Germania, né lo vogliono i cittadini europei. Ma voi Signori avete giocato un ruolo in questi eventi, perché quando il Signor Papandreou si è fatto avanti pronunciando il termine “referendum”, o quando lei, Signor Rehn, lo ha descritto come un “abuso di fiducia”, e i vostri amici qui si sono riuniti, come un branco di iene, per scagliarsi su Papandreou, l’avete fatto rimuovere e lo avete sostituito con un governo fantoccio. E’ stato uno spettacolo assolutamente disgustoso. E non soddisfatti da ciò, avete deciso che anche Berlusconi dovesse andarsene. Così lui è stato rimosso e sostituito dal Signor Monti, un ex-commissario europeo, un “fratello architetto” di questo euro-disastro e un uomo che non era nemmeno un membro del Parlamento. Sta diventando un racconto alla Aghata Christie, dove stiamo cercando di capire chi sarà la prossima persona ad essere fatta fuori. La differenza è che sappiamo chi sono i criminali. Voi dovreste essere ritenuti responsabili per ciò che avete fatto. Dovreste essere tutti licenziati. E devo dire, Signor Van Rompuy, che diciotto mesi fa, quando ci siamo incontrati per la prima volta, mi sono sbagliato sul suo conto. Avevo detto che sarebbe stato un assassino silenzioso della democrazia degli Stati-Nazione. Ma lei non è più silenzioso, lei è piuttosto rumoroso a proposito, non è così? Lei, un uomo che non è stato eletto, si è recato in Italia dicendo che “l’Italia ha bisogno di riforme, non di elezioni”. Cosa, in nome di Dio, le dà il diritto di dire ciò al popolo italiano?
http://alternativasocialeschio.splinder.com/

lunedì 21 novembre 2011

ALLA FACCIA DEGLI ELETTORI

Forse le necessità dell'ora hanno imposto e impongono scelte obbligate, ma non so quanto alla lunga condivise. Conterà lo smarcamento della Lega,che punta ad un recupero degli scontenti, mente il vero nodo lo vedremo al momento in cui dai programmi verbali si passerà alla pratica, ovvero a votare in Parlamento ed applicare nel Paese le misure di risparmio e di inasprimento fiscale che sono state ventilate dal nuovo premier e accolte con sostanziale sorriso da tutti. Vedremo se l'equità si coniugherà davvero con il rigore e quale sarà l'impatto della gente davanti a nuove tassazioni ICI sulla prima casa, all' annunciato aumento dell' IVA e delle accise oltre a nuovi “tagli” della spesa pubblica. Su quest'ultimo punto Monti dovrà valutare bene il livello di spesa e dei servizi erogati nei singoli Comuni prima di tagliare in modo indiscriminato sugli enti locali come avvenuto negli ultimi anni. Siamo stufi di vedere sempre decisioni “lineari” sostanzialmente uguali per tutti,senza tenere conto di chi si sia comportato fino ad ora in maniera seria e rispettando i patti di stabilità rispetto a chi invece ha continuato a scialacquare. In definitiva credo che per operare un vero risparmio i trasferimenti dello Stato dovrebbero finalmente essere più o meno parametrati al numero degli abitanti e a costi standard pre-determinati per singoli servizi, visto che non hanno più senso clamorosi privilegi per singole regioni o città  rispetto alle altre. Che senso hanno le Regioni a statuto speciale, come mai in alcune di queste i dipendenti pubblici siano quattro volte di più in rapporto con gli abitanti e come mai alcune città come Bolzano o Catania debbano ottenere tre volte di più che altre zone della Nazione dove da tempo si tira la cinghia ? Così come  si devono tagliare i privilegi della “casta” politica lo si faccia anche nelle affollate aree grigie di Enti ed Autorità pubbliche di incerta utilità. E che arrivino liberalizzazioni vere anche nel pubblico impiego: perchè se un dipendente  “batte la fiacca” al concreto non gli si può mai fare nulla a discapito di pagare meglio e premiare chi lavora di più ? Forse va rivista la sicurezza tutta italiana di lavoro a vita nell'Ente pubblico quando  nell'industria o nel terziario si rischia ogni giorno di essere lasciati a casa e tanti liberi professionisti e partite IVA rischiano del proprio e pagano sempre di persona. Non credo che il neo senatore Monti darà  risposte concrete su questo. L'Italia ha un gran bisogno di un governo “normale” anche se tutti sappiamo che quanto è avvenuto è stato una specie di appalto temporaneo con “locazione a terzi” della gestione dello Stato, in pratica un Colpo di Stato alla faccia degli Elettori  !
Massimo Mariotti

sabato 19 novembre 2011

LA MUSSOLINI HA VOTATO NO AL GOVERNO MONTI

"Monti ha usato una frase molto arrogante per chiederci la fiducia in aula, manca di umiltà. Ho detto no al governo di Banca Intesa, un governo che è diventato politico, per di più di sinistra. Hanno usurpato la volontà popolare, hanno una maggioranza bulgara al limite della democrazia. Ha detto cose generiche, la mia fiducia l'ho data solo a Berlusconi. Non sono bigama e non ho due fiducie: Berlusconi è il mio presidente del consiglio e non lascio il Pdl. Berlusconi è stato votato dagli italiani. Monti è frutto di un colpo di mano architettato a puntino. Il voto di oggi è vergognoso". La presidente Pdl della commissione Infanzia Alessandra Mussolini è orgogliosa di aver aggiunto anche il suo no a quelli della Lega alla nascita del governo Monti
"Berlusconi - ha detto Mussolini alla Zanzara su Radio 24- mi guardava con quegli occhioni e non ce l'ho fatta. Ho goduto a votare no ed è stata una liberazione. Ma andassero a quel paese chi vuole farci votare la fiducia se fino a un giorno fa litigavamo con il Pd. Passera, Fornero quelle sono persone in mano alle banche. Hanno conflitti di interessi anche loro.Ma devo andare con Fini? E' un traditore, uno che neanche si dimette. E fino a ieri gli eravamo tutti contro".

venerdì 18 novembre 2011

ECCO LA BANCA BASSOTTI

Leggete un po' i curricula dei nuovi governanti. viva la democrazia...
CORRADO PASSERA, ministro dello Sviluppo, Trasporti e Infrastrutture - Quota banche-Rcs

Il neo ministro dello Sviluppo economico e infrastrutture, oltre a essere ad di Intesa (istituto che ha partecipazioni di rilievo in Telecom, Alitalia, Ntv ecc. ecc.), rappresenta la banca nel patto di sindacato di Rcs Mediagroup, che riunisce i grandi soci del gruppo editoriale, e nel comitato esecutivo dell’Abi. Tra gli incarichi in consigli di spicco, al di fuori delle società quotate in Borsa, quello nella Fondazione la Scala e nell'università Bocconi di Milano.

PAOLA SEVERINO, ministro della Giustizia - Quota banche-Vaticano

La prima donna ministro della Giustizia è uno dei più noti avvocati penalisti romani. Sessantatré anni, napoletana, è prorettore vicario dell’Università Luiss, Guido Carli. Ha difeso, tra gli altri, Romano Prodi, Francesco Gaetano Caltagirone, Cesare Geronzi, Gaetano Gifuni. Ha lavorato nello studio di Giovanni Maria Flick prima che il professore fosse nominato Guardasigilli del governo Prodi, ed è stata superconsulente dell’Abi.

ANDREA RICCARDI, ministro della Cooperazione Internazionale - Quota Sant'Egidio Rcs

Una delle pedine piazzate dal Vaticano è Andrea Riccardi. Il neo ministro della Cooperazione, 61 anni, fondatore di Sant'Egidio è stato uno dei protagonisti del famoso convegno di Todi del 17 ottobre scorso, che ha visto il cardinal Bagnasco raccogliere in un convento un centinaio di persone che hanno deciso la fine del governo. Con lo zampino del Corriere, presente in forze all’incontro con la regia di Ferruccio De Bortoli.

ELSA FORNERO, ministro del Welfare - Quota banche-sinistra torinese

Un piede in banca e uno nella sinistra. Il nuovo ministro del Welfare, professoressa di economia all’università di Torino, oltre ad essere super esperta di sistemi previdenziali e fautrice dell’estensione del calcolo contributivo per tutti, è anche vicepresidente del consiglio di sorveglianza di Intesa. Poltrona a cui è arrivata grazie agli incarichi in quella Compagnia di Sanpaolo legata a doppio filo alla sinistra torinese dei Chiamparino e dei Fassino.

LORENZO ORNAGHI, ministro dei Beni Culturali - Quota Ruini

Nato a Villasanta (Monza) nel 1948, il neo ministro dei Beni culturali è dal 2002 Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Sempre alla Cattolica, è stato allievo di uno dei padri della Lega, lo storico Gianfranco Miglio. Dal 1998 è membro del Consiglio di Amministrazione del quotidiano Avvenire, di cui dal 2002 è vicepresidente. Da molti è considerato uomo del cardinale Bagnasco dopo esserlo stato di Ruini.

GIAMPAOLO DI PAOLA, ministro della Difesa - Tecnocrate bipartisan

Un ammiraglio alla guida della Difesa. Campano di Torre Annunziata, 67 anni, il neo ministro è presidente del Comitato militare della Nato. Di Paola indossa l’uniforme da circa 48 anni. Nel 2004 è stato nominato capo di Stato Maggiore della Difesa. In questa veste ha coordinato la pianificazione di tutte le più recenti missioni internazionali dell’Italia, dall’Iraq all’Afghanistan. Di Paola oggi si trova a Kabul in missione.

CORRADO CLINI, ministro dell'Ambiente - Tecnocrate bipartisan

Il nuovo ministro dell’Ambiente è direttore generale dello stesso dicastero dal 1990, attualmente allo Sviluppo sostenibile, il clima e l’energia. È nato a Latina nel 1947. Si è laureato nel 1972 in Medicina all’Università di Parma, ma al ministero dell’Ambiente è arrivato 25 anni fa ed oggi è un vero esperto del settore. Con idee molto pragmatiche (e poco amate dagli eco-integralisti) sulle emergenze ambientali: non ama il protocollo di Kyoto.

MARIO CATANIA, ministro delle Politche Agricole - Tecnocrate bipartisan

Mario Catania dal novembre 2009 è capo Dipartimento delle politiche europee e internazionali del ministero delle Politiche agricole. Ma il nuovo ministro andrà a guidare un dicastero in cui lavora dal 1978. È nato a Roma nel 1952. Catania ha avuto competenze, in qualità di capo dipartimento, ha curato i rapporti con l’Unione europea nella fase di formazione e di attuazione della normativa sulla nuova Politica agricola.

ENZO MOAVERO MILANESI, ministro degli Affari Europei - Quota Monti

Un Monti boy doc per gli Affari Europei. Il nuovo ministro Enzo Moavero Milanesi, è attualmente giudice presso la Corte di Giustizia europea. Ma l’avvocato, 57 anni, specializzato in antitrust, è stato soprattutto capo di gabinetto dell’allora commissario Ue alla Concorrenza Monti (’99-’00) e con lo stesso incarico lo aveva affiancato quando era alla guida del Mercato interno (’95-’99). Tra il ’92 e il ’94 è pure consigliere dei governi Amato e Ciampi.

GIULIO TERZI DI SANT'AGATA, ministro degli Esteri - Quota Fini

È Giulio Terzi di Sant’Agata il neo ministro degli Esteri del governo Monti. Bergamasco, classe 1946, l’attuale ambasciatore a Washington si è laureato in Giurisprudenza a Milano con specializzazione in diritto internazionale. Entrato in carriera diplomatica nel 1973, Terzi è stato ambasciatore in Israele tra il 2002 e il 2004 ed è noto principalmente per avere gettato le basi della storica visita di Fini nello Stato ebraico nel novembre 2003.

FABRIZIO BARCA, ministro della Coesione Territoriale - Quota Prodi-Ciampi

Il neo ministro alla Coesione Territoriale è stato direttore generale del dipartimento delle politiche dello Sviluppo al ministero dell’Economia. Figlio di Luciano Barca, partigiano, deputato Pci e direttore dell'Unità, l’economista è ricordato per il suo lavoro al Servizio Studi della Banca d’Italia con Ciampi, che poi seguì al Tesoro nel ’98 sotto il governo Prodi. È stato Presidente del Comitato politiche territoriali dell’Ocse.

FRANCESCO PROFUMO, ministro dell'Istruzione - Quota sinistra torinese

È nato a Savona, in Liguria, nel '53, ma il Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, ora ministro dell’Istruzione, nel 1985 si è trasferito a Torino. E nel 2010 ha dato la sua disponibilità alla candidatura a sindaco per il Partito Democratico (con lo zampino di Vendola che voleva mettere i bastoni tra le ruote a Fassino). In seguito ha però ritirato la candidatura  accontentandosi della poltrona di rettore al Politecnico.

RENATO BALDUZZI, ministro della Salute - Quota Bindi

Il nuovo ministro della Salute è un giurista esperto di Sanità e presidente dell’Agenas, l'agenzia per i servizi sanitari regionali. Al ministero ha già lavorato nell’ufficio legislativo del ministro di allora Rosy Bindi. Nato a Voghera, 56 anni, è professore ordinario di diritto costituzionale nell’Università del Piemonte Orientale e ha contribuito a scrivere alcune leggi di riforma sanitaria varate durante il governo Prodi.

ANNA MARIA CANCELLIERI, minstro dell'Interno - Quota Casini

Il nuovo ministro dell’Interno arriva direttamente da Parma, dove è commissario prefettizio. Ma la romana Cancellieri, 77 anni, una vita da funzionario al Viminale, è conosciuta più che altro per gli anni in cui, da prefetto di Bologna, prese le redini della città dopo lo scandalo che travolse il sindaco Delbono. I contatti con la politica furono così stretti che Casini la propose come candidato del centrodestra. Allora rifiuto. Questa volta è corsa a Roma.

PIERO GNUDI, ministro del Turismo e dello Sport - Quota Prodi-Casini

Anche il neo ministro del Turismo e dello sport ha a che fare con le banche. L’ex presidente di Enel ricopre infatti la carica di consigliere in Unicredit (oltre a quella in Astaldi e nel Gruppo 24 ore). Ma l’habitat naturale dell’ex presidente dell’Iri (uno degli oltre cento incarichi collezionati) è la sua Bologna, dove conosce praticamente tutti quelli che contano. Da Prodi, amico di vecchia data e compagno di bicicletta, a Casini.

ANTONIO CATRICALA', sottosegretario alla presidenza del Consiglio - Tecnocrate bipartisan

Presidente dell’Antitrust, consigliere e presidente di sezione del Consiglio di Stato. Capo di gabinetto del ministro delle Poste Maccanico. Ha collaborato con Berlusconi come segretario generale di Palazzo Chigi.

PIERO GIARDA, ministro dei Rapporti con il Parlamento - Quota Prodi-banche

Banche e politica pure per il titolare dei rapporti con il Parlamento, che è membro dei consiglio di sorveglianza del Banco Popolare ed è stato recentemente indicato nella lista per il consiglio di amministrazione che nascerà con l’abbandono della governance duale. Laureato in economia e commercio alla Cattolica di Milano nel 1962, Giarda è stato sottosegretario al Tesoro dal 1995 al 2001 con i governi Amato, D'Alema (I e II), Prodi (I) e Dini (I).
http://www.noreporter.org/index.php?option=com_content&view=article&id=16534:il-pedigree-della-banca-bassotti&catid=7:alterview&Itemid=13

martedì 15 novembre 2011

UNA CLASSE DIRIGENTE INADEGUATA

Divisi sul governo Monti, divisi sull'alleanza con la Lega e soprattutto in guerra tra di loro: è lo spettacolo che offrono in questi giorni dirigenti e amministratori del Pdl scaligero. Sullo sfondo c'è sì la traumatica uscita di scena di Berlusconi con le diverse anime del Pdl alla ricerca di una propria strada, ma anche la competizione per la conquista delle segreterie provinciali e comunali nei congressi che, dopo la campagna tesseramenti, potrebbero slittare al 2012 o addirittura alle calende greche, vista la situazione estremamente fluida. Le crepe coinvolgono tutti i livelli del partito e l'accusa di essere un «forcaiolo» lanciata dall'ormai ex ministro Galan contro il coordinatore veneto, e ormai ex sottosegretario all'Economia, Alberto Giorgetti che voleva espellere i «traditori» Gava e Destro, la dice lunga sui rapporti «fraterni» al vertice del partito. A tutto ciò si aggiungono le incognite sulle alleanze per le elezioni amministrative della prossima primavera. Il sindaco leghista Flavio Tosi ha già ipotizzato una corsa solitaria per Palazzo Barbieri. Una scelta che con ogni probabilità spaccherebbe il Pdl, provocando una «fuga» verso la Lista Tosi.
Nel confronto interno, intanto, non hanno certo contribuito a rasserenare gli animi le dichiarazioni a L'Arena del coordinatore cittadino Massimo Giorgetti che ha paragonato a «topi che scappano dalla nave che affonda» quanti, nel partito, sono intenzionati a salire sul carro tosiano «per piccoli calcoli politici». «Gli unici topi che conosco», replica l'assessore Vittorio Di Dio, destra sociale, «sono i finiani che sono già scappati dal Pdl». Ma la presa di posizione più dura nei confronti di Giorgetti è quella del vicesindaco Vito Giacino, ex Forza Italia. «Spero che quando parla di topi che lasciano la nave non si riferisca a situazioni veronesi, ma non posso fare a meno di dare voce ai tanti che, dopo aver letto queste parole si sono indignati per i toni usati. In questi anni», esclama «ci siamo trattenuti dal rispondere a Massimo Giorgetti per difendere l'immagine del partito, ma trovo fuori luogo che chi lo rappresenta usi certi toni: chi è stato nominato da Roma dovrebbe avere più rispetto per chi è stato eletto, quindi non staremo più zitti».
Quanto ai rapporti con Tosi, a guastarli afferma il vicesindaco «sono stati certi attacchi all'amministrazione e certi toni». E allora? «O si torna al dialogo o non c'è più tempo per riallacciare e sarebbe un peccato perché abbiamo lavorato bene e di questa squadra fa parte anche il Pdl». Infine, il congresso. «È l'occasione giusta», dice, «per confrontarci, a meno che non si voglia utilizzare come alibi il difficile momento politico per non farlo. Dopo sette anni gradirei votare chi, legittimamente, detterà la linea del partito».
http://www.larena.it/stories/dalla_home/306733_pdl_esplode_la_contestazione_basta_con_questi_dirigenti/

sabato 12 novembre 2011

BARUFFE TRA...ALLEATI

Mentre si avvicina il momento delle dimissioni del Cavaliere, all'interno del Pdl è in atto uno scontro tra chi vorrebbe appoggiare il nuovo governo Monti ed i contrari. Il ministro Frattini ha così bollato questi ultimi: " E' bastato che crollasse tutto che questi fascisti sono tornati fuori: già ci hanno fatto rompere con Fini, e adesso provano di nuovo a mandare tutto all'aria...". Pronta la risposta di La Russa, uno degli accusati: "Frate chi? Frate chi? Non lo conosco, chi è un militante del Manifesto?". Certo che se il buongiorno si vede dal mattino, il lavoro di Monti sarà arduo e difficile.
http://www.repubblica.it/politica/2011/11/11/news/caos_pdl-24849525/

venerdì 11 novembre 2011

PATRIOTTISMO CONCRETO

L'assessore Vittorio Di Dio, della Destra sociale del Pdl, ha dichiarato di aver appena acquistato, «per patriottismo», Btp per 35mila euro. «La crisi è fortissima», esclama, «ma dev'essere il popolo sovrano a dare legittimazione a un governo che deve prendere provvedimenti vitali per l'economia. Quindi, si restituisca al popolo il diritto di decidere perché un governo delle ammucchiate non farebbe il bene del paese". Questo sì che è patriottismo reale e concreto!
http://www.larena.it/stories/dalla_home/305526_incarico_a_mario_monti_si_spacca_la_politica_veronese/

giovedì 10 novembre 2011

NO AL GOVERNO TECNICO

Nuovamente nelle mani di Monti e di Amato? Nell'Italia che non impara mai forse accadrà. Ma non tutti accetteranno in silenzio. Da Martino a Giorgia Meloni, ex An e ex Forza Italia, ex socialisti, democristiani e sindacalisti non solo mugugnano ma digrignano i denti. La Lega sembra la più compatta su un eventuale rifiuto e mette anche in dubbio un voto sul decreto sviluppo se dovesse contenere misure "impopolari", come un ritocco alle pensioni o la modifica dell'articolo 18. Questo significa che il "popolo del Nord" sta affilando le lance per prepararsi a fare opposizione al governo che si farà interprete delle richieste dei "mercati" dopo aver addossato a Berlusconi addirittura la responsabilità della crisi mondiale. Ma la crisi, tolto il capro espiatorio che in fin dei conti agiva da parafulmini, ha rotto gli argini e ci investirà come uno tsunami. Ci salverà chi da sempre lavora per le centrali finanziarie dove ha fallito chi invece serve il popolo sovrano? Chi può dirlo. Io, nel mio piccolo, non ho mai sognato un governo delle banche o degli speculatori, del Fondo monetario o della Goldman Sachs. Meglio allora che vadano al governo Bersani e Casini, con tutti gli ascari che potranno radunare. Le facciano loro le riforme "dolorose ma necessarie", scoprano le loro carte e si assumano le responsabilità. Un po' di sana opposizione può fare bene alla salute. Come ha detto ieri un inconsapevole bardo: «Crolli pure il soffitto; almeno torneremo a vedere il cielo!».
Marcello de Angelis
http://www.secoloditalia.it/

martedì 8 novembre 2011

FASCISTS' CRIMINAL CAMP

Non c’è che dire. Indiana Jones, fortunata quadrilogia di Spielberg, ha ‘rovinato’ un’intera generazione di storici e di ricercatori. Intendiamoci, rovinato in senso buono, perché l’idea che “storia ed archeologia non si pratichino restando chiusi nelle biblioteche” ha spinto curiosi, appassionati e ricercatori più qualificati ad indagare su pagine di storia scansate dalla storiografia ufficiale o più semplicemente dimenticate.
Il professor Pietro Cappellari (studioso dell’Istituto storico Fondazione RSI di Terranuova Bracciolini) immagino abbia visto e rivisto le avventure del prode Indy decine di volte. E’ dai primi del Duemila che il giovane nettunese lavora instancabilmente tra Lazio ed Umbria per riportare alla luce eventi e personaggi sui quali anni fa cadde la damnatio memoriae.
Nel 2004, nei pressi di Leonessa (RI), rinveniva una fossa comune risalente ai tempi della guerra civile. Dopo un’attenta analisi delle fonti, Cappellari è riuscito a ridisegnare una mappatura degli avvenimenti che coinvolsero il borgo reatino nella primavera del 1944, sfaldando la teoria della vulgata resistenziale che parlava di battaglie campali tra la brigata partigiana Antonio Gramsci ed imponenti divisioni tedesche.
Di falsi storici e falsi miti smontati da Cappellari mi sono già occupato su questa testata (cfr. Quei fascisti fatti passare per partigiani); tuttavia un nuovo squarcio si apre nella storia locale e nazionale, uno squarcio che getta luce sui POW CAMP, i campi di prigionia alleati destinati ai civili e ai militari della RSI.
Padula (SA). Nel 1998 l’UNESCO ha inserito la Certosa di San Lorenzo nel patrimonio mondiale dell’Umanità. Il primo nucleo del grande complesso risale al 1306 e, per 450 anni, proseguiranno lavori di ampliamento del magnificente edificio. Certosa (ovvero monastero dei monaci certosini) più grande in Italia, quella di San Lorenzo vanta il chiostro più grande al mondo (c.ca 12 mila mq), con la sezione principale dell’edificio caratterizzata da un tripudio d’arte barocca.
Sette secoli di storia, dunque, segnati dalla mano di grandi artisti, ma anche da tragedie più o meno note: dagli studi superiori tutti ricorderanno la rivolta dei volontari di Carlo Pisacane che, nell’estate del 1857, proprio a Padula, libereranno i detenuti e aizzeranno i contadini contro il regime borbonico. Rivolta destinata a finire nel sangue, con più di cinquanta sostenitori del patriota risorgimentale morti ammazzati e 150 prigionieri nelle mani del VII Cacciatori borbonico.
Meno di cento anni dopo quel tragico epilogo, la Certosa diventa scenario di un nuovo scempio, stavolta perpetrato dalle truppe anglo americane che, dopo lo Sbarco di Salerno e l’occupazione di Napoli, hanno fatto della Campania uno dei loro quartier generali nel sud della Penisola. Pietro Cappellari, durante una visita guidata al grande complesso salernitano, ha provato un mix di ilarità e sdegno alle parole profferite dalla guida turistica riguardo alla Certosa durante il secondo conflitto mondiale: campo di internamento tedesco.
Chiunque abbia studiato quel periodo terribile sa bene che, dopo il 9 settembre, la presenza tedesca a Sud di Napoli fu estremamente breve, causa la vasta operazione aereo navale e terrestre compiuta dagli alleati sulla litoranea di Salerno.
Dopo giorni di duri scontri (durante i quali gli americani temettero anche di essere ributtati in mare), le divisioni corazzate tedesche ripiegheranno verso nord, nell’area del napoletano e nel Lazio meridionale, arroccandosi  nei pressi di Monte Cassino, futuro triste palcoscenico di un’offensiva sanguinaria che non risparmierà nessuno: le rovine dell’abbazia (ricostruita nel dopoguerra), le sofferenze degli italiani e degli assediati. Le croci bianche polacche sono state (e sono ancora) monito agli uomini sulla sciagura e follia della guerra.
In realtà il campo di Padula fu, sì, di internamento, ma di internamento per prigionieri tedeschi e della Repubblica sociale. Per venti mesi, dal settembre 1943 all’aprile del 1945, il Sud Italia verrà attraversato da colonne di soldati e civili catturati durante l’avanzata verso il Nord. In una nota diffusa da Cappellari attraverso l’agenzia Ares, si legge che la Certosa, da antico monastero, fu luogo ideale per concentrare masse di prigionieri tra i quali, a fine conflitto, si conteranno non meno di tremila civili italiani sospetti di simpatie fasciste e comunisti, questi ultimi arrestati per aver rifiutato la consegna delle armi all’ AmGot, l’amministrazione militare americana dei territori occupati.
Il ricercatore di Nettuno ricorda come la storia dei “Pow Camp” sia ancora da scrivere, malgrado qualche testo che, negli ultimi sessant’anni, ha reso un po’ di giustizia agli ex detenuti che non vollero aderire alla nuova Italia cobelligerante di Badoglio e di Vittorio Emanuele III.
Nel 2002 una produzione italo-americana propose la pellicola Texas ’46, nella quale verrà narrata l’esperienza dei soldati italiani rinchiusi nel centro di detenzione di Hereford, in Texas. Attori di punta Roy e Luca Zingaretti. Un’amicizia nata dietro il filo spinato tra un ufficiale americano (Scheider) e un tenente italiano (Zingaretti). Peccato che nel film si parli di soldati badogliani… il che la dice lunga sulla volontà di restituire una verità per anni falsata.
Dopo i testi di Roberto Mieville Fascist’s criminal camp e la testimonianze straordinarie di Giorgio Pisanò, che dettagliatamente racconta l’esperienza di Coltano, Pistoia, Terni e Rimini, un giornalista storico molto noto, Arrigo Petacco, ha recentemente pubblicato un volume Quelli che dissero no. 8 settembre 1943: la scelta degli italiani nei campi di prigionia inglesi e americani (Mondadori, 2011) che ridona linfa a vicende che non meritano di essere chiuse in un cassetto, perché furono vicende di uomini che, seppure oggi considerati della ‘parte sbagliata’, patirono sofferenze fisiche ed umiliazioni, migliaia di chilometri lontani da casa, in mano a soldati nemici non sempre rispettosi delle convenzioni internazionali, come nel caso del Pow di Ohau (situato in zona di guerra, contro le disposizioni di Ginevra) o i campi di Coltano (PI) e Collescipoli (TR) noti per la durezza del trattamento da parte dell’autorità militare americana e britannica.
Cappellari conclude il suo intervento sul passato della Certosa con un impegno, impegno fondato su un senso di giustizia, non di facile nostalgismo, apporre una lapide recante queste parole
Campo di concentramento angloamericano per internati civili Qui, tremila Italiani, colpevoli solo di essere rimasti tali, soffrirono un’ingiusta prigionia, trovarono un’oscura morte, per mano di coloro che – come i Francesi di Napoleone – si arrogarono il diritto di portare la “libertà”, seminando terrore, morte e misera.
«Quando avremo fatto ciò – chiude Cappellari – ci saremo incamminati sulla strada della giustizia e della dignità nazionale».
Marco Petrelli

lunedì 7 novembre 2011

IL DEBITO PUBBLICO? COMPRIAMOLO NOI ITALIANI!

A Nordest il 6 novembre è stata la domenica del passaparola per salvare l'Italia. L'idea lanciata dall'imprenditore Giuliano Melani di «comprarci il debito» è piaciuta e sono partite già due iniziative di raccolta adesioni. Il promotore della prima è un imprenditore di Oderzo, Giuseppe Covre, conosciuto in tutto il Veneto come Bepi. Ex parlamentare leghista ed ex sindaco della sua città, Covre con una lettera pubblicata sul Corriere ha fatto sapere che investirà 20 mila euro in titoli del Tesoro italiano. Vulcanico come sempre, Covre non si è limitato ad aprire il portafoglio, ha anche iniziato a tempestare di telefonate e sms gli imprenditori amici per invitarli a seguirlo. La seconda iniziativa è nata da un piccolo quotidiano on line, Il Nordest.eu diretto da Eleonora Vallin, che ha steso un appello che sarà recapitato oggi a tutti gli organi di informazioni locale del Nord Est, alle associazioni imprenditoriali di categoria, al sindacato e agli ordini professionali. La richiesta è di mobilitare i propri iscritti dietro lo slogan «Compriamo il debito, aiutiamo noi stessi e il Paese». Già ieri sono partiti i primi contatti e segnali di apprezzamento per l'idea sono arrivati da alcune Unioni Industriali e dalla Cisl.
Covre è un imprenditore che ha saputo reagire alla grande alla recessione. Ha 150 dipendenti e produce componenti per mobili. Riesce ancora ad aumentare il fatturato a doppia cifra ed esporta il 40%. Intorno a lui molte cose stanno cambiando, il distretto del mobile di Livenza nel Veneto orientale vede le aziende spostarsi più verso il semilavorato e abbandonare il prodotto finito. E vede soprattutto la tambureggiante iniziativa dell'Ikea che dopo aver aperto a Villesse sul tracciato della A4 vuole aprire un nuovo punto vendita anche in provincia di Treviso. L'Ikea dà lavoro alle aziende del mobile veneto e così si sta creando un piccolo distretto parallelo che lavora come fornitori degli svedesi. Politicamente Covre si considera sempre «un militante leghista» come ai tempi (2002) in cui consigliava a Umberto Bossi e a Giulio Tremonti di imporre dazi contro l'invasione dei prodotti cinesi. Ha votato per il Carroccio anche alle ultime elezioni ma non ha problemi a sostenere che «gli interessi dell'Italia sono i miei, cerco di difendere i posti di lavoro e sono orgoglioso di aver assunto nei giorni scorsi altri due giovani».
Ieri Covre si è attaccato al cellulare e ha chiamato tutti quelli che poteva. Due colleghi imprenditori li ha trovati impegnati in una battuta di caccia. Uno gli ha detto di essere d'accordo ma che avrebbe comprato i Bot solo «un minuto dopo le dimissioni di Berlusconi». La pregiudiziale anti-governativa, in verità, si è presentata anche nei primi contatti avviati dal quotidiano Il Nordest.eu ed è singolare che ad avanzarla non siano solo elettori del centro-sinistra ma anche piccoli imprenditori che votano da sempre centro-destra. «La politica però non c'entra - commenta Covre -. Noi piccoli del Nord Est vogliamo dimostrare cosa siamo capaci di fare e vogliamo farlo saperlo a tutti quelli che invece amano sguazzare nelle parole». Ma un leghista, seppur «pragmatico alla Maroni» come si autodefinisce Covre, cercando di salvare l'Italia con i suoi soldi non cade in contraddizione? «Guardi - risponde l'imprenditore -, quando l'acqua tocca il culo bisogna imparare a nuotare. Chi vuol sognare la Padania, la sogni pure. Io non posso permettermi di sognare e quindi cerco di aiutare l'Italia. Non ci si può alzare al mattino con l'incubo dello spread con i tedeschi che sta già salendo! Dobbiamo ricomprarci la nostra serenità». Come lui la pensano anche quelli di Ilnordest.eu. «Il default dell'Italia manderebbe in rovina prima di tutto le nostre imprese e l'intera economia del territorio» c'è scritto nell'appello. Se qualcuno sperava che il rischio-default rafforzasse «il partito della secessione» resterà sicuramente deluso.
http://www.corriere.it/economia/11_novembre_07/Noi-Piccoli-compriamo-Bot-e-Btp_a89dface-093b-11e1-a272-24f31f5e1b69.shtml

giovedì 3 novembre 2011

COME SI MUOVE LA DESTRA SOCIALE IN PROSSIMITA' DEL CONGRESSO DEL PDL

La destra alza la testa in vista del congresso provinciale e cittadino del Popolo della Libertà. E si candida a diventare ago della bilancia fra le varie anime del partito, che hanno raccolto e consegnato a Roma migliaia di tessere di iscritti, chiamate a conquistare voti al congresso.
La componente della Destra sociale dell'assessore comunale Vittorio Di Dio e del consigliere di amministrazione del Consorzio Zai Massimo Mariotti conferma l'accordo con Michele Croce — che ieri peraltro si è proposto da solo come rottamatore-rinnovatore del partito chiedendo che tutti i dirigenti attuali si facciano da parte — e con l'ex senatore di Msi e An Paolo Danieli. Croce è in pista per la segreteria cittadina, con le sue 1.150 tessere. La sua area ne ha raccolte un altro migliaio raccolte però in provincia, dove per il congresso provinciale la Destra sociale appoggia il consigliere regionale Davide Bendinelli, ex Forza Italia, che dovrà vedersela con l'assessore regionale Massimo Giorgetti, ex An.
«La nostra intenzione, per la segreteria cittadina, è quella di andare avanti con Croce e di presentare una lista, aprendo poi la trattative», dichiara Di Dio, «sottolineando che siamo aperti a tutti gli apporti, ma poniamo dei paletti anzitutto sulle alleanze, in vista delle elezioni amministrative dell'anno prossimo. E quella del Pdl con la Lista Tosi e con la Lega Nord non si tocca».
A Croce "rottamatore" peraltro Stefano Bertacco, vicecoordinatore provinciale del Pdl, ha replicato che preferisce i costruttori, ai rottamatori. Sul fronte della segreteria provinciale per Di Dio «il nostro gruppo guarda a Bendinelli e troveremo la sintesi». Per la segreteria cittadina, lo ricordiamo, sono in pista per ora il vicesindaco Vito Giacino, ex Forza Italia, che ha raccolto circa 2.000 tessere, e il consigliere regionale Giancarlo Conta, a un migliaio. L'area del deputato e coordinatore provinciale Aldo Brancher e dell'assessore Daniele Polato è a 1.500, in città. L'area Giorgetti invece in città è sul migliaio e potrebbe allearsi con quella di Brancher. Alessandro Montagna, assessore comunale, ex Fi, vicino a Conta: «Il Pdl comunque c'è, visto il numero di tessere raccolte, segno che la gente gli dà ancora fiducia e quindi noi dovremo darle risposte, con progetti e programmi».
http://www.larena.it/stories/Cronaca/302949__congresso_pdl_la_destra_alza_la_testa/

mercoledì 2 novembre 2011

AL QAIDA FESTEGGIA L'ALLUVIONE IN ITALIA

Preghiere ad Allah perché la pioggia non smetta di cadere, perché l'alluvione continui a distruggere la Liguria e la Toscana, perché il maltempo mieta altre vittime. E' questo che, nelle ultime ore, stanno sperando gli internauti islamici. Nei forum di al Qaida i musulmani esultano per i danni provocati dalla forte alluvione che, ieri, ha duramente colpito la Liguria e la Toscana.
Nelle ultime ore gli estremisti islamici stanno lanciando preghiere ed invocazioni in lingua araba perché Allah continui a far cadere l’alluvione sull'Italia. Uno degli utenti più attivi del forum al Shumukh, che trasmette in anteprima i filmati del leader di al Qaida Ayman al-Zawahiri, ha scritto un articolo sul dramma che ha colpito alcune regioni del nostro Paese. "Ci sono tre morti e si parla di cinque dispersi per le forti piogge che hanno colpito la Liguria, una zona che si trova nel nord Italia - scrive il sito di informazione vicino ad al Qaida - i temporali continuano e per questo le autorità locali hanno invitato la popolazione a non lasciare le proprie case". L'articolo non è passato inosservato. Anzi. Immediatamente diversi commentatori, tutti seguaci di al Qaida, hanno letteralmente esultato per la violenza con cui le piogge stanno distruggendo alcuni paesi italiani.
"Oh Allah, distruggi la casa dei miscredenti", scrive Abu Musab al-Maqdisi: E Bin Mahran gli fa eco: "E' questa la maledizione per la guerra mondiale che conducono contro l’Islam e i musulmani. La religione di Allah prevale e Allah e il più grande sostenitore dell’islam e dei mujahidin". "Allah colpisci i crociati", scrive Saqr al-Jarih mentre altri utenti commentatori ringraziano al Hussein per aver tradotto la notizia in arabo. E Saif al-Khilafa scrive: "Allah aggiungerà ai vostri morti altri morti".
http://www.ilgiornale.it/cronache/adesso_qaida_esulta_alluvione_italiai_fanatici_islamici_oh_allah_colpisci_crociati/distruzione-fanatici_islamici-qaeda-alluvione_liguria_e_toscana/27-10-2011/articolo-id=553878-page=0-comments=1