mercoledì 29 febbraio 2012

NO ALLE DELOCALIZZAZIONI

Giovedì la città di Vicenza ospiterà un incontro pubblico promosso da Confindustria Vicenza dal titolo “Serbia e Repubblica Srpska: dove internazionalizzarsi costa poco e promette molto".
“Incoraggiare valorizzando la rete commerciale tra l’Italia e la Serbia è un’operazione che rientra in un consolidato e storico rapporto tra le due nazioni, bene fa quindi la Regione Veneto a proseguire su questa strada” dichiara l’on. Sergio Berlato, Coordinatore del Popolo della Libertà della Provincia di Vicenza che prosegue però manifestando “una certa preoccupazione per quanto riguarda il tema del convegno, alla luce anche della decisione della Omsa di proprietà della Golden Lady Company di chiudere lo stabilimento faentino per trasferire la produzione in Serbia lasciando a casa 350 lavoratrici.”
“L’Omsa è solo l’ultima delle aziende italiane che in Serbia hanno trovato la loro Colorado – spiega – Berlato - lì i lavoratori costano poco più di 200 euro al mese, tra l’altro ammortizzati nei primi anni dal contributo statale del governo Serbo. Nel frattempo – prosegue il parlamentare europeo – i costi sociali dei licenziamenti ricadono interamente sui contribuenti italiani.”.
“Francamente- conclude Berlato - pensare di difendere il “Made in Italy” facendo l’apologia delle delocalizzazioni industriali, è un esercizio di retorica che mi risulta difficile difendere, soprattutto perché siamo nel mezzo di una crisi economica dai costi sociali molto alti, e poi perché è evidente a tutti che le delocalizzazioni non tutelano gli interessi nazionali e nel contempo svalutano lo stesso marchio “made in Italy” .”

martedì 28 febbraio 2012

IN RICORDO DI MIKIS MANTAKAS

Da circa tre giorni sono cominciati gli scontri davanti al tribunale a Piazzale Clodio. A causarli è l’inizio del processo contro alcuni militanti di "Potere Operaio" per il rogo di Primavalle.
La mattina del 28 febbraio comincia come le precedenti, con scontri all’ingresso del tribunale e con la polizia che effettua più cariche per disperdere i dimostranti.
Mikaeli Mantakas, detto Mikis, si trova all’interno del tribunale per assistere al processo. Quando l’udienza viene rinviata, i militanti del Fuan presenti si organizzano per cercare di arrivare incolumi alla sezione più vicina, quella di Via Ottaviano.
Mantakas ed altri militanti si trovano all’interno della sezione quando alcuni estremisti di sinistra attaccano con molotov l’ingresso che da su Via Ottaviano. Una diecina di militanti dell’Msi decidono di uscire da un secondo ingresso che da su Piazza Risorgimento, per cercare di prendere alle spalle gli assalitori. Ma arrivati all’angolo con Via Ottaviano si trovano ad essere bersagliati da proiettili e bombe molotov. Uno di questi proiettili colpisce Mantakas alla testa.
I militanti che erano con lui lo raccolgono,  tornano indietro e chiudono il portone. Nascondono Mantakas dentro un garage che si trova nell’atrio del palazzo, con lui rimarrà un ragazzo a vegliarlo. Mentre i camerati abbassano la saracinesca gli aggressori sfondano il portone, gli altri ragazzi fanno in tempo a correre e a rifugiarsi all’interno della sezione, dalla quale telefoneranno per chiedere soccorso. Gli aggressori ritornano verso il garage dove si trova in fin di vita Mantakas e lo crivellano di colpi, a salvare il ragazzo che veglia il corpo di Mantakas arrivano altri missini avvisati dai ragazzi che si trovavano nella sezione. Nell’atrio del palazzo cadrà ferito un altro missino: Fabio Rolli.
Per l’uccisione di Mikis verranno arrestati Alvaro Lojacono  e Fabrizio Panzieri. Il primo nonostante sia stato riconosciuto da numerosi testimoni come l’esecutore materiale dell’omicidio, verrà assolto per mancanza di prove; il secondo verrà condannato a 9 anni e sei mesi per concorso morale.
Solamente nel 1981 con sentenza definitiva verranno entrambi condannati a 16 anni di carcere.
Di Lojacono verrà accertato che nel 1978 fu parte attiva nel rapimento di Moro, prenderà parte ad altri delitti e si rifugierà in Svizzera (dopo la sentenza definitiva dell' 81) che non darà il permesso all'estradizione ma dove verrà processato per l'omicidio Tartaglione e condannato a 16 anni di carcere. Dal 1999 è un uomo libero. Per Mantakas lui non ha pagato il suo debito.
Fabrizio Panzieri a seguito della condanna verrà incarerato, ma approfittando di un permesso premio si darà alla latitanza. Oggi è ancora latitante. Per Mantakas lui non ha pagato il suo debito.

Onore al martire europeo MIKIS MANTAKAS!

lunedì 27 febbraio 2012

SOLDI PRIVATI PER L'ARENA?

Da quando è uscita la notizia che un pool di imprenditori, italiani e stranieri, sarebbe intenzionato a sponsorizzare i lavori di restauro dell'Arena, sulla falsariga di quanto proposto da Diego Della Valle al Colosseo, si sono scatenati la curiosità, i dubbi, le perplessità ma anche le speranze. A capo di questa cordata c'è l'Alessandro Proto Consulting dell'omonimo imprenditore milanese noto alle cronache per operazioni immobiliari e per altre iniziative nell'alta finanza.
Proto ha affermato che si incontrerà con l'assessore all'Edilizia pubblica Vittorio Di Dio nelle prossime settimane per aprire un dialogo e vedere se c'è l'opportunità di siglare un accordo simile a quello stipulato da Diego Della Valle a Roma.
Intanto, però, per preparare il terreno, tra Di Dio e Proto è iniziato uno scambio di e-mail con il quale la società di consulenza ha iniziato ad avanzare delle proposte in cambio di una cifra che si aggirerebbe tra i 6 e gli 8 milioni di euro per il restauro dell'Arena. Abbiamo interpellato direttamente Alessandro Proto: questi sono i suoi piani e le sue richieste. Che poi siano praticabili e vengano esaudite è tutto da vedere.
«Abbiamo chiesto la possibilità di utilizzare l'anfiteatro per affiggere cartelloni pubblicitari o per eventuali eventi privati», spiega Proto, «inoltre una compartecipazione da definire sulle manifestazioni areniane per i prossimi sette anni».
E precisa: «Ma si tratta di richieste generiche sulle quali occorre lavorare. La nostra idea non è quella di sfruttare in modo prettamente commerciale l'Arena, ma proprio come sull'esempio di Della Valle, costituire una Onlus nella quale far convogliare parte dei proventi ricavati dallo sfruttamento dell'immagine dell'anfiteatro, soldi che poi tornerebbero al Comune per finanziare la sistemazione di scuole, strade, piazze e di ciò che più ha bisogno una città turistica e storica come Verona».
Proto, che non svela chi sono gli imprenditori della cordata, aggiunge: «Una sorta di mecenatismo moderno, anche se non puro. Una compartecipazione istituzionale perché riteniamo che senza cultura non ci sia sviluppo, né crescita. E viceversa».
Un mecenatismo sui generis quindi che incontrerà sicuramente qualche ostacolo di natura tecnica. Per Della Valle il percorso non fu affatto semplice, tra indagini ufficiali sulla necessità di una gara pubblica per la sponsorizzazione, e l'intervento dell'Autorità sugli appalti che alla fine ha dichiarato la correttezza dell'accordo pubblico-privato.
Ma per l'Arena le cose potrebbero anche essere più complicate essendo un gruppo di imprenditori con più marchi da pubblicizzare e non un unico brand come quello di Tod's che farà bella mostra di sé per 15 anni anche sui biglietti di ingresso al Colosseo oltre che su ogni gadget realizzato. «Abbiamo fiducia nell'istituzione pubblica», dice Proto, «inoltre ci troviamo in una area geografica con un potere decisionale più fluido».
Intanto da Palazzo Barbieri non esce alcun commento. Di Dio si trincera dietro il riserbo più assoluto e dice solamente che nei prossimi giorni si metterà al lavoro per vedere se e in che termini l'operazione potrà andare a buon fine.
http://www.larena.it/stories/Home/337503_pubblicit_ed_eventi_privati_le_nostre_richieste_per_larena/?refresh_ce

venerdì 24 febbraio 2012

L'ASSALTO DI MARINE LE PEN ALLE PRESIDENZIALI

Un elettore francese su cinque è deciso a votare per Marine Le Pen. Lo dicono i sondaggi a cento giorni dell’elezione presidenziale programmata per il 22 aprile (primo turno) e il 6 maggio (ballottaggio fra i due candidati arrivati in testa nel primo turno). Ma la bionda leader dell’estrema destra potrebbe rastrellare molti più voti di quanti gliene attribuiscono i sondaggi, visto che altre inchieste demoscopiche rivelano che un francese su tre afferma di aderire alle idee del Fronte Nazionale, il partito alla cui guida Marine è succeduta (un anno fa) al padre Jean-Marie Le Pen. Ancora più inquietante: in 12 anni si è dimezzata (dal 70 al 35 %) la percentuale dei francesi che si proclamano “totalmente opposti” all’ideologia del Fronte Nazionale.


Forse non è ancora il caso di parlare di un vento di panico, ma quello che è certo è che l’inquietudine cresce. Marine Le Pen costituisce ormai una seria minaccia sia per la destra che per la sinistra e anche, e soprattutto, per la Francia. Lo spettro del “sorpasso” tormenta lo stato maggiore del candidato socialista François Hollande e quello del presidente uscente Nicolas Sarkozy (il quale non ha ancora fatto atto ufficiale di candidatura, ma nessuno ha dubbi che sarà in pista per la corsa all’Eliseo). Per ora, Hollande è leggermente in testa nei sondaggi, con il 28% delle intenzioni di voto, seguito a ruota da Sarkozy (26%). Ma l’uno e l’altro cominciano a sentire sul collo il fiato di Marine. Il timore è che si ripeta il copione del 2002, quando l’anziano Jean-Marie Le Pen aveva sorpassato, nel primo turno delle presidenziali, il socialista Jospin, e si era ritrovato in ballottaggio con il neogollista Jacques Chirac. Alla fine quest’ultimo aveva stravinto con l’82% dei voti, ma l’effetto traumatico del sorpasso era stato tremendo, e aveva pesato per mesi e mesi sulla vita politica francese.

Certo le probabilità che Marine Le Pen possa entrare all’Eliseo sono scarsissime. Ma non c’è dubbio che la donna sia abilmente riuscita a cambiare il volto del Fronte Nazionale, a rendere più “presentabile” un’estrema destra che sotto la guida di suo padre si era per troppo tempo identificata con la retorica xenofoba, razzista, antisemita e sciovinista. Non che Marine sia sostanzialmente meno estremista e reazionaria di suo padre, ma forse proprio perché è una donna giovane ha saputo trasmettere un’immagine più moderna, un’immagine più “sociale” (più populista, dicono i suoi avversari) del partito, grazie anche a un linguaggio più terra terra e (almeno in apparenza) più vicino alle preoccupazioni della gente comune.


Non a caso, come rivelano i sondaggi, la bionda leader del Fronte Nazionale raccoglie sempre più consensi nei ceti “popolari”, negli ambienti operai, insomma in quei settori della popolazione che un tempo votavano per il partito comunista, o per il partito socialista, ma che sono stati delusi dalla sinistra. I discorsi contro l’immigrazione (“La Francia ai francesi”) e la crociata contro l’euro accusato di essere la causa principale della crisi, sono terribilmente efficaci, così come gli attacchi contro la globalizzazione il capitalismo e l’Unione europea, senza dimenticare le promesse demagogiche di ripristinare il protezionismo per difendere i prodotti “made in France” e di lottare contro i privilegi della “casta” per aiutare i più poveri. Poco importa a questo punto che gli economisti e i politici giudichino assurdo, per non dire surreale, il programma economico e sociale della leader del Fronte Nazionale. L’ascesa (irresistibile?) di Marine Le Pen si spiega anzitutto con il fatto che né Sarkozy né il suo avversario socialista Hollande riescono a proporre un progetto capace di ridare fiducia e speranza ai francesi massacrati della crisi. Finché non lo faranno, l’astro di Marine Le Pen è destinato a salire nel firmamento della politica francese.

Paolo Romani

giovedì 23 febbraio 2012

LIBERI SUBITO!

IL sottosegretario agli Esteri Sytaffan de Mistura si è recato oggi nel circolo ufficiali della polizia di Kochi per incontrare i due marò arrestati. Ha incontrato nella tarda serata di ieri il “chief minister” dello stato meridionale indiano del Kerala, Oomen Chandy, in merito alla vicenda dei due marò arrestati, non producendo apparentemente risultati concreti. Secondo quanto riporta oggi la televisione Ndtv, “la visita non è riuscita a sbloccare lo stallo tra India e Italia”. Il politico ha ribadito alla delegazione la sua posizione, che è quella “che non c’é spazio per la diplomazia”. Secondo la fonte, nell’incontro, avvenuto a Kottayam (75 km da Kochi) e durato circa un’ora, Chandy ha detto che i due pescatori “sono stati uccisi brutalmente” e che “non è disposto ad affrontare l’argomento di eventuali risarcimenti”. Ha poi aggiunto che “non è il momento giusto” di incontrare le famiglie delle vittime.

“L’Italia è con loro e non li lasceremo mai soli”, ha detto all’ANSA il sottosegretario agli Esteri dopo aver incontrato i due marò italiani nella guest house della polizia nel porto di Kochi. “Ho visto il maresciallo Latorre e il sergente Girone - ha affermato De Mistura aggiungendo che stanno affrontando la situazione “con la dignità che hanno finora dimostrato”. In merito ai tentativi diplomatici del governo italiano, ha precisato che “oggi sarà una giornata delicata” e che “aspettiamo di vedere come procede l’aspetto legale della vicenda, visto che l’ingranaggio giudiziario è iniziato”. De Mistura non ha poi confermato la sua intenzione di incontrare le famiglie dei due pescatori uccisi. “E’ un elemento che valuteremo” ha concluso.

“Uno dei punti chiave della vicenda sarà l’esame balistico sulle armi usate” e a questo proposito “speriamo che sia realizzato in maniera che anche l’Italia abbia accesso alla verifica e che i risultati possano essere ben compresi”. La polizia indiana intende infatti effettuare una perquisizione a bordo della petroliera ‘Enrica Lexie’ con l’intenzione di sequestrare le armi dei militari. Il numero due della Farnesina ha detto inoltre che l’Italia manterrà la sua posizione sulla giurisdizione nella acque internazionali e che l’incidente è avvenuto a 22,5 miglia nautiche dalla costa. In risposta a una domanda di una giornalista indiana sull’ipotesi di un risarcimento alle famiglie dei pescatori, De Mistura ha risposto che “capiamo il loro dolore e le loro difficolta” e “pensiamo che meritino assistenza”.

I marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono partiti con la polizia dalla guest house del porto di Kochi per andare dal giudice distrettuale di Kollam, a circa 150 chilometri di distanza. Dovranno comparire davanti al magistrato entro le 16 ora locale (11:30 in Italia) quando scadrà il fermo di polizia di tre giorni.
http://www.statoquotidiano.it/23/02/2012/maro-arrestati-de-mistura-in-india-per-incontrare-i-due-pugliesi/70442/

lunedì 13 febbraio 2012

UNA VITTORIA ANNUNCIATA

Tenere alta la tensione, soprattutto in vista delle elezioni, per «far voltare pagina al partito» e per «rinsaldare l'alleanza con Tosi». È il manifesto di Davide Bendinelli, consigliere regionale del Pdl e neo coordinatore cittadino, eletto con vicario Umberto Trazzi, vincitore per 112 voti su Alessandro Rupiani al congresso cittadino. «È l'ora aprire una nuova pagina di democrazia e partecipazione, finora grande assente», dichiara Bendinelli, «per cui convocherò i dirigenti del partito e gli amministratori per concordare con loro sia la linea politica da adottare sia quella comportamentale, stabilendo regole precise, per evitare azioni che ledano l'immagine del Pdl. Credo ci siano condizioni per ristabilire quel rapporto di confronto e fiducia anche con il sindaco che vi era all'inizio di questa legisltaura». Per le elezioni, aggiunge, «aprirò un confronto con tutti partiti, in primo luogo con il sindaco, per portare al centro del dibattito le scelte amministrative. Ho conosciuto Rupiani, mi ha fatto un'ottima impressione personale e mi auguro con lui e il suo gruppo di instaurare un buon rapporto. Ringrazio chi ha lavorato per questo magnifico risultato: i consiglieri comunali ex Forza Italia, gli assessori Di Dio, Montagna e in particolare Giacino, e poi Giancarlo Conta e Paolo Danieli». Quanto alla proposta di congresso unitario, Bendinelli dice che «non è stata avanzata da me o da miei referenti, ma chiesta dall'assessore Polato su indicazione dell'avvocato Bisagno. E preciso: non ho instaurato alcun accordo politico con il consigliere Maschio. Gli ho proposto di entrare nella mia lista ma ha rifiutato e non si è schierato». Rupiani, con il candidato vicario Matteo Gelmetti, ex An, entrerà nel coordinamento comunque: «Il mio mandato era chiarire chi stava dentro o fuori dal Pdl, ma anche far trovare unità e coesione nel partito. Ora, nel rispetto delle maggioranze e delle minoranze, lavorerò ancora con questo obiettivo». E Maschio, consigliere comunale, ex An, dichiara: «Nonostante il disagio per un congresso di scontro così duro, ho cercato di portare a votare il più possibile dei miei amici iscritti. Non ho dato voti a Bendinelli, che mi aveva proposto la candidatura a vicario ma non ho accettato. Mi riferiscono di due voti per Bendinelli con preferenza con il mio nome. Inutile per me, perché non ero candidato e del tutto irrilevanti per il risultato finale, che sembrano lo strano scherzo di qualcuno». Paolo Danieli, ex senatore di An, fondatore del gruppo L'Officina, saluta con favore la vittoria di Bendinelli a cui, dice, «ha dato un contributo derterminante l'Officina. Mi auguro che ora comincia una effettivo rinnovamento della classe dirigente del Pdl».
http://iphone.larena.it/publisher/Cronaca/section/#story592533

sabato 11 febbraio 2012

ULTIME POLEMICHE PRIMA DEL CONGRESSO DI OGGI

È ormai una battaglia senza esclusione di colpi quella che va in scena tra il sindaco Flavio Tosi e i suoi seguaci con la parte di Pdl, ex An, guidata dai fratelli Alberto e Massimo Giorgetti. Il consigliere Elena Traverso ha chiesto al primo cittadino in Consiglio chi e in quali circostanze avrebbe, nei cinque anni, remato contro l'amministrazione. Tosi, senza fare nomi, ha fatto riferimento all'ex sottosegretario Alberto Giorgetti, colpevole a suo dire di aver rallentato la procedura del filobus al Cipe, e l'assessore Federico Sboarina che avrebbe ostacolato, quasi impedendo, l'iter del traforo in giunta. Affermazioni cui Elena Traverso ha risposto per le rime negando che mai il gruppo consiliare, l'assessore e il sottosegretario hanno messo i bastoni tra le ruote dell'amministrazione. Ma la polemica non si è fermata lì. Anzi, dall'onorevole Giorgetti che è anche coordinatore regionale del Pdl, è arrivata una nota che suona tanto come un richiamo ai suoi in stile il Gladiatore: «Al mio cenno scatenate l'inferno». Un inferno che probabilmente scatterà solo dopo gli esiti del congresso del Pdl di oggi che decreterà gli equilibri di forza all'interno del partito. L'attacco di Giorgetti non lascia infatti spazio a fraintendimenti: cominciando con il definire Tosi una «diva» come la statuaria ex modella Eva Herzigova, prosegue paragonandolo al comandante della Costa Concordia Schettino che «quando vede il rischio che la sua esperienza amministrativa affondi, tenta il recupero personale abbandonando assessori leali che hanno sempre approvato le sue scelte in 5 anni di mandato». E conclude con una stilettata all'assessore Vittorio Di Dio (ex An, destra sociale) sostenendo: «Aspettiamo con impazienza la prossima patetica boutade del primo cittadino, magari coadiuvato ancora una volta da un assessore che, fatalità nel contempo responsabile dei rapporti istituzionali della Fiera di Verona, farebbe meglio a scegliere che cosa fare da grande, prevedendo gravi difficoltà anche per il suo ruolo professionale venuto eticamente e significativamente meno». Tosi non si scompone e replica: «Vedo che l'attuale situazione politica sta creando delle reazioni piuttosto vivaci. La polemica ci può stare perché offre la possibilità alle tv e ai giornali di riempire i propri spazi, ma a me, la polemica fine a se stessa non interessa». Intanto però nella mattinata di ieri il sindaco si è incontrato con l'assessore Sboarina, chiamato in causa nel dibattito con Traverso in Consiglio, e all'uscita ha dichiarato: «I rapporti con lui? Da un punto di vista umano problemi non ce ne sono mai stati, con la giunta abbiamo lavorato insieme per cinque anni e a parte rari episodi si è lavorato sereni. Sono dibattiti preelettorali e ci stanno. Quando uno fa una provocazione, è normale che possa esserci una risposta». Non cavalca la polemica, anzi smorza i toni, anche Sboarina che dice: «Se fossi io l'assessore cui si riferiva il sindaco in aula (Tosi infatti non ha mai pronunciato il suo nome, ndr), ritengo che abbia già risposto adeguatamente Elena Traverso, ovvero che sia dovere di un buon amministratore fare tutto il possibile per migliorare le opere programmate dalla giunta». Sboarina fa infatti riferimento alle difficoltà in giunta nel 2008 che portarono Tosi a porre la fiducia sul procedimento del traforo e spiega: «In quell'occasione, da assessore all'ambiente da sempre favorevole al tunnel, chiesi di fare un nuovo bando prendendo in considerazione ulteriori questioni ambientali. Il sindaco non fu d'accordo ma alla fine, come si fa in politica, giungemmo a una mediazione e infatti tutte le prescrizioni per le mitigazioni ambientali furono inserite». Sulla questione interviene anche un altro assessore, Stefano Bertacco, che è anche vicecoordinatore uscente del Pdl. «Il nostro consigliere Elena Traverso ha detto bene: che il sindaco porti gli atti amministrativi a cui noi avremmo votato contro. Ma non li troverà». Aldo Brancher, deputato del Pdl, ex Forza Italia, riferendosi all'accusa all'ex sottosegretario Alberto Giorgetti di essersi messo di traverso sulla concessione dell'aeroporto Catullo e sul finanziamento del Cipe al filobus aggiunge poi: «Ho seguito personalmente la pratica della concessione aeroportuale e nessuno si è mai messo di traverso. Quanto al filobus, fu il viceministro Micciché a bloccare tutti i finanziamenti del Cipe, sbloccati poi dal Governo Monti, fra cui quello per il filobus».
Giorgia Cozzolino

venerdì 3 febbraio 2012

FOIBE, QUESTE SCONOSCIUTE

Sono pochi? Sono tanti? Il numero degli italiani che a pochi giorni dalla Giornata del Ricordo dell’esodo giuliano dalmata, conosce il termine “foibe” fa riflettere. «Soltanto» il 43 per cento degli italiani sa cosa siano – rivela un sondaggio della Società Ferrari Nasi & Associati, commissionato dall’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia – pochi ma la percentuale è in aumento: più tre punti rispetto al 2008. Particolarmente bassa (22 per cento) la percentuale di quanti, giovani e non, conoscono la storia dell’Adriatico orientale e il gigantesco esodo degli istriani dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia al termine della Seconda guerra mondiale sotto la spinta della pulizia etnica delle milizie jugoslave del maresciallo Tito. 

«Gli italiani – si legge nel sondaggio – sono più colpiti dalla tragicità delle foibe che dagli eventi successivi». Un dato positivo, sottolineato da Giorgia Meloni, ex ministro della Gioventù, è la conoscenza del tema da parte delle fasce più giovani («raddoppia dal 22 al 46% la cognizione delle foibe»). Lo studio condotto dall’agenzia di analisi sociopolitiche, che ha curato le precedenti edizioni del 2008 e del 2010, è utile per leggere il sentimento collettivo nei confronti della memoria nazionale e di un capitolo della nostra storia più recente, trascinato nell’oblio per decenni. Parliamo di trecentocinquantamila esuli italiani e di trentamila infoibati italiani. Sulla storia non si può dividere il popolo italiano», insiste la Meloni di fronte al perdurare delle strumentalizzazioni che una parte delle forze politiche e degli antagonisti «intruppati» con il potere. Il discorso è facile secondo l’ex titolare del ministero che Monti ha abolito, «non ci sono martiri di serie B. E quando avremo anche la capacità di rispettare tutti, senza strumentalizzazioni, noi saremo finalmente un popolo». Il sondaggio? «Stando ai numeri, c’è ancora un bel lavoro da fare per diffondere la conoscenza di questa pagina tragica di storia nazionale, soprattutto se la colleghiamo a quella di altri crimini efferati, di drammi e genocidi, però vale la pena di riconoscere che molto è cambiato dall’introduzione nel 2004 della Giornata del Ricordo, dopo la campagna fatta dal centrodestra sulla faziosità dei testi scolastici. Insomma il dato è positivo in termini relativi, insoddisfacente in termini assoluti». Il fatto che i giovani siano più informati degli “adulti” è da attribuire soprattutto al ruolo strategico della scuola («penso all’impegno del governo Berlusconi sulle circolari ministeriali perché le scuole mettessero in piedi iniziative per “ricordare”). 

Anche per Debora Serracchiani, europarlamentare del Pd, il risultato del sondaggio è un «dato significativo, sta crescendo la conoscenza e la sensibilità su questo argomento dopo l’istituzione del giorno del Ricordo, che,voglio sottolineare, fu un’iniziativa parlamentare (primo firmatario Roberto Menia, all’epoca deputato di An, ndr) per porre l’accento su una vicenda sottaciuta per tanti anni». Un segnale importante che “riaccredita” un po’ la categoria dei politici, «visto come viene considerato il Parlamento in questo perido». Per anni – aggiunge la Serracchiani – l’esodo di trentamila italiani dall’Istria fu nascosto soprattutto per ragioni di convenienza politica, «penso ai problemi sui confini orientali alle richieste di risarcimento degli esuli, non ancora esaudite. Tutte questioni che portarono la classe politica a parlarne il meno possibile». Ben vengano oggi la conoscenza di tutte le tragedie, il Giorno del Ricordo e la Giornata della Memoria, «tanto più che i testimoni diretti per ragioni anagrafiche stanno scomparendo», dice la giovane esponente del Pd citando un episodio concreto di pacificazione, il concerto di luglio 2010 alla presenza di Napolitano, del presidente croato e del presidente sloveno. Contraria, invece, a un’unica data per ricordare tutti i martiri italiani («olocausto e foibe sono duce cose diverse, pur nella comune identità italiana, non è con un’unica data che risolviamo il problema della convivenza e del superamento delle partigianerie»). 

Putroppo, però, si regitrano ancora guerre postume tra morti di qua e morti di là. A Firenze il corteo del ricordo previsto per sabato prossimo si preannuncia difficile per mobilitazione dei centri sociali che hanno indetto una contromanifestazione all’insegna dell’antifascismo (ma che c’entra?), per non parlare dell’aula negata dall’Università fiorentina per lo svolgimento di un convegno sul «massacro delle foibe» che si terrà domani. 

«C’è un’interrogazione e si deve andare fino in fondo – dice la Meloni – è assurda la motivazione di ordine pubblico addottata dal rettore, per questioni di sicurezza allora non diamo esecuzione a una legge dello Stato? È surreale». Anche quest’anno – denuncia Achille Totaro – in occasione della Giornata del Ricordo, Firenze sarà teatro di una contromanifestazione che inneggia a Tito, a Stalin e a quelle milizie comuniste slave che sul finire della Seconda guerra mondiale uccisero, infoibandole, 30mila persone colpevoli soltanto di essere italiani». Il senatore del Pdl, fiorentino doc, aggiunge un particolare illuminante: «Abbiamo appreso dalla stampa che la Digos, forse per un abbaglio o per cattiva informazione di qualche dirigente, ha invitato gli opposti estremisti a mantenere il senso di responsabilità, voglio ribadire che non si può mettere sullo stesso piano un corteo pacifico e dei contestatori violenti che negli anni passati si sono resi protagonisti di aggressioni nei confronti dei manifestanti». Due anni fa al termine del corteo venne aggredito un anziano, e quando la polizia intervenne, un agente venne ferito.

giovedì 2 febbraio 2012

RESPONSABILITA' CIVILE PER I GIUDICI? DI PIETRO SI INCAZZA

Con 264 sì, 211 no e 1 astenuto, la Camera dà il via libera alla responsabilità civile dei magistrati. La norma, su cui il governo aveva espresso parere negativo, era stata proposta dal leghista Gianluca Pini attraverso un emendamento alla legge comunitaria.
L'emendamento passerà ora all'esame del Senato. Se diventerà legge, chi ritiene di essere stato danneggiato per dolo o per colpa grave da una sentenza, potrà fare causa allo Stato o al giudice che l'ha emessa.
Il ministro della Giustizia, Paola Severino, si augura "che in seconda lettura si possa discutere qualche miglioramento perchè interventi spot su questa materia possono rendere poco armonioso il quadro complessivo". Molto duro l segretario dell’Anm Giuseppe Cascini che bolla la norma come un "tentativo di intimidazione nei confronti della magistratura": "È una norma incostituzionale, una mostruosità giuridica". Con lei si schiera anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà: "L’emendamento non porterà problemi alla maggioranza: la norma verrà modificata in Senato".
Il voto si è svolto a scrutinio segreto, ma in base alle intenzioni espresse prima della votazione i sì sono arrivati da Pdl, Lega, Popolo e territorio e Radicali eletti nelle file Pd. Contrari Pd, Idv e Terzo Polo. Il relatore, Mario Pescante (Pdl), si era detto contrario perché avrebbe preferito affrontare l’argomento "in maniera più organica". Soddisfatto Pini secondo cui "È una vittoria di civiltà del Parlamento su un governo tecnico di clandestini"
"Pensavamo che la stagione degli attacchi e delle aggressioni ai magistrati in coincidenza con lo svolgimento di processi a carico di autorevoli esponenti della politica fosse alle nostre spalle", ha tuonato l'Anm registrando "con preoccupazione l’approvazione di una norma incostituzionale che non ha paragoni in nessun ordinamento democratico del pianeta". "La responsabilità civile diretta del giudice - ha detto ancora il segretario dell’Anm - è una mostruosità giuridica che ha come unico effetto quello di intimorire il giudice e di indebolire la tutela dei diritti. Noi ci auguriamo - ha infine concluso Cascini - che il Senato cancelli questa disposizione contraria alla Costituzione, alla normativa europea e al buon senso".
Durissima anche la reazione del centrosinistra che è subito sceso in campo al fianco del sindacato delle toghe. Il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, è arrivato a parlare di "vendetta e ammonimento nei confronti dei magistrati". "Sembra proprio di tornare a vent'anni fa - tuona l'ex pm di Mani Pulite - ho paura che questa volta, dopo vent'anni, non ci sarà solo una Mani Pulite giudiziaria, ma una nuova Mani Pulite del popolo che alzerà i forconi".
Mentre Di Pietro incita e scalda la piazza, il Partito democratico minaccia il Pdl. "E' un voto che avrà conseguenze", ha avvertito il capogruppo democratico Dario Franceschini definendo "grave" l’atteggiamento del Pdl che "si era impegnato con il governo" sul ritiro dell’emendamento ma poi in aula "ha fatto l’opposto". I vertici di via del Nazareno, ad ogni modo, hanno subito fatto sapere che , se la norma non verrà corretta, dovrà subire il vaglio della Corte costituzionale. L'esito del voto è un "brutto segno" per Enrico Letta (Pd), che su Twitter scrive: "Ahi, brutto segno alla Camera. La battaglia contro la magistratura ricompone la vecchia maggioranza". E anche Bersani non è da meno: secondo lui il voto di oggi è "inaccettabile": "Il governo ora deve porsi un problema, non può esserci chi lo sostiene con fermezza e lealtà e chi si tiene le mani libere", afferma il segretario del Pd.
Il Pdl ha respinto al mittente le accuse mosse dal centrosinistra facendo notare che il voto è stato bipartisan.
http://www.ilgiornale.it/interni/via_libera_cameraalla_responsabilita_civileper_magistrati/02-02-2012/articolo-id=570162-page=0-comments=1